
Il candidato alla passerella dell’Isolotto e tra i banchi delle Cascine. Strette di mano e sorrisi: "Io meno ideologico di Giani, miro al risultato. La massoneria? Favorevole al divieto di affiliazione in FdI. E non solo a quella".
"Sono un sindaco abituato ad affrontare i problemi, a governarli, risolverli. Sono pratico, miro al risultato, sicuramente meno ideologico di Giani". Il santino chiavi in mano da consegnare agli elettori è questo per l’aspirante governatore del centrodestra Alessandro Tomasi. La carta dell’amministratore "concreto" come arma per assottigliare il gap nei sondaggi a 39 giorni dalle regionali d’ottobre. Non hanno fatto eccezione il giro tra i banchi del mercato delle Cascine, il ritrovo sotto al gazebo di Fratelli d’Italia all’imbocco della passerella dell’Isolotto.
La caccia al voto utile tra i delusi dal Pd si è spinta fino alla sinistra dell’Arno, nella pancia della "città-satellite" ai tempi di La Pira. Tomasi dove lo metti sta, senza batter ciglio. Cambia tono e body language a seconda dell’interlocutore. Anche in quartieri storicamente popolari, operai di lotta e di ceto, ‘sinistrorsi’. Oggi visiterà persino la mostra su Berlinguer al Mandela sui luoghi, sulle parole e sulla questione morale posta dal segretario del Pci.
Ai cronisti non si sottrae alle domande sul caso Cocci che ha scosso dall’interno FdI a Prato ("La trasparenza al primo posto. Brutta storia, attendiamo gli sviluppi della procura", ravvisa) e nemmeno a quelle sulla massoneria. In un’intervista a Lady Radio, Tomasi si è detto favorevole a introdurre nello statuto di FdI un divieto di affiliazione per militanti, eletti ed amministratori. "Ma non solo alla massoneria", ha aggiunto, l’incompatibilità per lui andrebbe estesa "a tutto quello che può ledere l’operato nella politica e nel pubblico a favore di altri interessi che sono quelli privati, legittimi".
Il candidato del centrodestra ieri ha dettato anche ricette e soluzioni a tutto campo, incalzando Giani: progetto esecutivo "subito" e 300 milioni per la Fi-Pi-Li, più impianti e meno discariche per i rifiuti, e abolizione dell’addizionale Irpef. Con annessa task force per azzerare gli sprechi fronte sanità. Giani replica a distanza, urtato: "Tomasi elenchi gli sprechi, altrimenti è demagogia e populismo".
Nel frattempo, Tomasi si era affacciato tacco-punta al mercato delle Cascine. Ad aprirgli la strada ci hanno pensato i gregari FdI fiorentini. "Mettiamoci davanti e annunciamo alla gente che sta passando il nostro candidato presidente", l’ordine di scuderia. Volantinaggio annesso, a tema (ovviamente) sicurezza. Fioccano strette di mano, sorrisi, incoraggiamenti dei passanti. Come se il "ribaltone" nella Toscana Rossa fosse possibile, non impensabile.
"Sono pistoiese come lei, speriamo di festeggiare a ottobre, ma lei è troppo riservato, questi a sinistra son tremendi…ha visto cosa hanno fatto col ‘cubo nero’?", arringa una signora che sa già dove incasellare la scheda nell’urna del 12 e 13 ottobre. "L’ho visto signora, non è bello, ha ragione", ammette Tomasi. Camicia azzurrina d’ordinanza, manica rimboccata in scioltezza, jeans e occhiali nella mano sinistra. Quella destra serve per presentarsi a chi non lo conosce. Un trentenne s’avvicina, fiero, pronto a dirgli "contiamo su di te", un pensionato con indosso basco e gilet da caccia azzarda: "Ovvia, mandiamolo a casa i’Giani". "Ce la metto tutta", promette il sindaco.
Catturato a metà del viaggio dal banchetto con le maglie della Viola. "O la Pistoiese icché fa?", chiede il commerciante. "Non dico nulla, ma se non si sale quest’anno…", la risposta pronta, tra il serio e lo scaramantico. La delegazione si addentra nel parco delle Cascine, spiega e indica a Tomasi le criticità tra spaccio e migranti. Lui ascolta, registra e ordina ai suoi di "tornare tra la gente" anziché arrivare al Meccanò. "Oh, basta con questi al governo", esclama una signora vestita tutta di nero (sic!). "Via, mi sembra sia andata bene", confida il candidato, rinfrancato "dall’entusiasmo" tra l’Isolotto e le Cascine. Lo stesso inneggiato via megafono dal senatore Marcheschi: "La Toscana intelligente che non mente e che si sente con Tomasi presidente. Stop, ho finito le rime".