Omicidio Ciatti, la sentenza: Bissoultanov condannato per omicidio volontario

Si è concluso a Girona il processo per l'uccisione del 21enne di Scandicci. Movsar Magomadov è stato invece assolto

Girona (Spagna), 3 giugno 2022 - Rassoul Bissoultanov   condannato per l'omicidio volontario di Niccolo' Ciatti. Assolto l'altro ceceno, Movsar Magomadov. Così ha deciso il "tribunal del jurado" di Girona. I giudici popolari hanno riconosciuto nell'azione del 29enne anche l'aggravante di aver colpito a tradimento.

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Il giudice togato deciderà ora l'entita della pena. L'accusa chiede 24 anni. La famiglia Ciatti ha ascoltato in silenzio il verdetto. In aula nessuna reazione, anche se si vede che la madre del ceceno piange. Bissoultanov, presente con il connazionale, al momento è libero. La sentenza è giunta dopo una lunga giornata d'attesa.

 

Le parole del padre di Niccolò dopo la lettura della sentenza

"Non proviamo né soddisfazione né gioia. E' la dimostrazione che chi compie questi atti deve pagare. Ci auguriamo che sia il massimo della pena. Bissoultanov è giovane, 24 anni sono tanti  ma gli anni che Niccolò non potrà godere sono infiniti. Il nostro timore è che Bissoultanov scappi".

 

La mamma di Niccolò

"Sapere che loro sono gli assassini di mio figlio è veramente una cosa troppo brutta"

La solidarietà della guardia giurata

All'uscita dal tribunale un mmento toccante.  Una guardia giurata, anche lei madre,  saluta Cinzia, la mamma di Niccolò. "Ho una figlia. Siete nel mio cuore. Ho molto sofferto per la vicenda di Niccolò. E' una cosa difficile da spiegare a parole". E ha stretto le mani a Cinzia. 

 

Luigi Ciatti è stato il primo ad arrivare al palazzo di giustizia di Girona. Poco dopo, la figlia Sara e la moglie Cinzia, accompagnati dal fratello, Marco Azzolina e la moglie Rosy.  Sono state ore snervanti, fuori dal tribunale, interrotte da un caffè all'arrivo del console italiano a Barcellona, presente anche al momento della lettura del verdetto. Al bar, consumano quello che non è un pranzo, con l'ansia che sale minuto dopo minuto.

Le indiscrezioni dicono che i giurati escono alle 14, oppure alle 15.  Alle 17.45, arrivano davvero. Quasi cinque anni dopo quella notte tra l'11 e il 12 agosto del 2017, la notte in cui le è stato strappato Niccolò, la famiglia Ciatti ha una sentenza. Sono stati mesi convulsi, trepidazione, delusione, smarrimento. Un concentrato di sentimenti scanditi dalle visite quotidiane al cimitero di Scandicci.

Una battaglia costante con la giustizia spagnola. Prima il rinvio a  giudizio, ma del solo Bissoultanov. L'impugnazione nei confronti del secondo imputato, Movsar Magomadov, il successo e il processo per entrambi. Ma poi arriva la pandemia, i tempi già lunghi si dilatano ancora. Così tanto che Bissoultanov arriva in fondo alla carcerazione preventiva: nel giugno del 2021, è libero. Nel frattempo anche l'Italia si è messa in moto e spicca un mandato d'arresto internazionale.

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Durante un permesso a Strasburgo - dove vive la famiglia di rifugiati politici - varca il confine tedesco e viene arrestato. L'Italia ottiene l'estradizione, ma alla vigilia dello scorso Natale, l'incredibile decisione della corte d'assise di Roma: di nuovo libero perché i giudici ritengono inapplicabile la misura. La Cassazione li smentirà, ma nel frattempo lui torna il ceceno torna a Girona. Adesso ha voglia di farsi processare, perché il giudizio spagnolo è più soft di quello italiano: per omicidio volontario da noi si rischia l'ergastolo.

Lunedì 30 maggio, via al giudizio: quattro giorni intensi, i Ciatti che per la prima volta si sfiorano - fino quasi a rischiare il contatto, anzi lo scontro - con i ceceni e le loro mamme avvolte nel chador. Inizia il conto alla rovescia. Anche il pm chiede giustizia per Niccolò, quasi come se avesse letto gli striscioni in ogni angolo di Firenze e Scandicci. Giustizia che per l'accusa vale 24 anni, cioè quanto previsto per un omicidio volontario. "Sapeva di uccidere con quel calcio"

 

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