Processo Ciatti, il dito puntato verso gli imputati: "Sono loro gli assassini di Niccolò"

Nella prima udienza al processo di Girona, le testimonianze choc de i sei amici fiorentini di Ciatti: "Ho sentito il rumore di quel calcio alla testa nonostante la musica. E lui non si risvegliò più"

Girona (Spagna), 31 maggio 2022 - Alessandro Marconi, Andrea Lacagnina e Filippo Verniani erano lì. Nel vortice di quelle "furie scatenate" che avevano appena stroncato la vita di Niccolò Ciatti - e che "avrebbero potuto far altrettanto con chiunque capitasse intorno a loro" - e lo hanno visto morire. "Ho sentito il rumore di quel calcio, nonostante il frastuono della discoteca", ha ricordato Verniani. "Sono caduto anche io - ha detto Marconi - e quando mi sono rialzato ho visto lo sguardo di Niccolò perso nel vuoto". "Ho provato a saltare addosso a quello con la maglietta rossa. Ma lui mi ha sollevato e mi ha sbattuto a terra", ha riferito Lacagnina. Bagliori. Lampi ancora nitidi. Ricordi dirompenti anche per chi, come Yuri Oretti, Alessandro Cattani o Simone Vanni, era già uscito dalla discoteca e venne avvertito da una telefonata disperata.

Gli amici della vacanza a Lloret de Mar, in cui nella notte tra l’11 e il 12 agosto 2017 il 21enne di Scandicci verrà colpito da un calcio mortale alla testa, sono i primi testimoni del processo iniziato ieri a Girona. Sei testimonianze puntuali e concordanti, tre in particolare quelle più dolorose, ma pure più importanti per la giuria (anche popolare) che dovrà decidere sulla richiesta di condanna a 24 anni avanzata dal pm spagnolo Victor Pillado per Rassoul Bissoultanov, e per i 15 anni - richiesti però dalla parte civile - per l’altro ceceno, Movsar Magomadov. I compagni di quel viaggio finito in tragedia, che ha segnato la famiglia Ciatti, ma che non potranno mai dimenticare neppure loro, non hanno paura ad indicare i due imputati quando il pm chiede loro se riconoscerebbero i due aggressori (che quella notte alla discoteca St Trop indossavano una maglietta grigia e una rossa) tra le persone in aula. "Sono loro". A due degli amici, toccò portare fuori dalla discoteca, con due security, Niccolò. Che dopo quel calcio mortale "perdeva sangue da un orecchio, non parlava, l’ho sentito solo respirare a fatica". Qualcuno del gruppo era rimasto anche dentro al "cerchio organizzato", nello stile “professionale“ dei due ceceni, rimediando ovviamente botte.

In quella notte hanno perso un amico, per più di uno "il migliore amico". Un ragazzo che voleva stare sia con la fidanzata che con loro. "Eravamo in vacanza per divertirsi. Avevamo bevuto una vodka con la Fanta in sette. Poi due chupiti prima di entrare. Niccolò non era ubriaco. E non era un attaccabrighe. Quello con la maglietta grigia iniziò a spingerlo con due mani. Poi iniziarono i pugni, almeno due". E in aula, scorrono le immagini del video dell’aggressione, culminata nel calcio. Tremendo.