Elettra Gullè
Cronaca

Niente più quadrimestre e una classe senza voti. Il preside: “I numeri avvelenano la scuola”

La spiegazione: “L’insegnante guarda ai voti, le famiglie idem. Tutti si concentrano su un obiettivo, spesso il minimo: 6. Nessuno però che si chieda se il ragazzo sta bene, se sta imparando. Forse, togliendo i numeri resta la sostanza”

Il dirigente del Marco Polo, Ludovico Arte

Il dirigente del Marco Polo, Ludovico Arte

Firenze, 7 ottobre 2023 – Niente più divisione in quadrimestre ed una classe in cui i voti numerici appariranno solo nella pagella finale. Il Marco Polo, istituto tecnico per il turismo e liceo linguistico, quando si parla di innovazione tra i banchi è sempre in prima fila. “Insieme ad altre scuole abbiamo aperto una riflessione sul tema della valutazione - la premessa del dirigente, Ludovico Arte -. Per questo anno scolastico abbiamo avviato tre tipi di interventi: abolizione della suddivisione in due dell’anno, una prima classe del liceo linguistico in cui, invece dei voti, i docenti esprimono i giudizi, libertà per tutti i docenti della scuola di mantenere i voti numerici oppure di passare al giudizio descrittivo”. Su 160 professori, il 20% ha deciso di optare per il giudizio. Non pochi.

Da cosa nasce il bisogno di abolire il quadrimestre?

“In questo modo si lavora avendo di fronte a noi un periodo più lungo. Con la divisione dell’anno in due, specialmente a gennaio c’era molta tensione, con tutti i docenti a rincorrere i voti e, dunque, con l’affollamento di compiti e interrogazioni. Abbiamo deciso di ‘rasserenarci’. Certo, entro la fine dell’anno bisogna avere un congruo numero di valutazioni. Ma ci pare un’idea migliore quella di evitare lo stress da fine quadrimestre. Non solo: alcuni prof lamentavano uno scarso impegno dei ragazzi nel primo quadrimestre. Invece, così facendo anche i voti di ottobre e di novembre avranno un peso importante. È per questo che la proposta, partita da due docenti, ha ricevuto la quasi totalità dei consensi, mettendo d’accordo i colleghi più innovatori e quelli più tradizionalisti”.

Alcuni genitori potrebbero temere di avere più difficoltà a capire l’andamento dei figli.

“No, perchè a gennaio-febbraio faremo un consiglio di classe e daremo le dovute informazioni alle famiglie”.

Riguardo invece alla classe senza voti?

“Si tratta di una prima del liceo linguistico, dove i docenti hanno trovato perfetta sintonia in questo. Seguiamo l’esperienza di altri istituti, in primis un liceo di Roma, dove la novità ha dato risultati molto buoni. Si tratta di favorire la collaborazione tra alunni e docenti, di far studiare i ragazzi con meno pressione e di puntare sulla cooperazione. Non a caso, i banchi sono stati sistemati ad isola”.

Come mai è meglio superare il voto numerico?

“Vogliamo andare verso una valutazione meno basata sui numeri. È vero che sono sintetici e di facile comprensione, ma non sempre di fronte ad un 4 si capisce quello che davvero si è sbagliato e dove bisogna migliorare. La mia impressione è che i numeri stiano avvelenando la scuola. L’insegnante guarda ai voti, le famiglie idem. Tutti si concentrano su un obiettivo, spesso il minimo: 6. Nessuno però che si chieda se il ragazzo sta bene, se sta imparando, se il processo di apprendimento funziona. Forse, togliendo i numeri resta la sostanza”.

Come funziona in pratica?

“Invece del numero, il ragazzo e il genitore sul registro elettronico vedono la valutazione descrittiva che, certo, per i docenti è più faticosa. Il voto appare alla fine, nella pagella finale”.

Cosa risponde a chi sostiene che sia sbagliato togliere ai giovani i motivi di ansia e di stress?

"Togliere i voti non significa togliere le valutazioni. I ragazzi capiscono come stanno andando. Restano le valutazioni insufficienti, così come le bocciature. È solo un altro modo di valutare, più condiviso tra professori e studenti”.

L’anno è iniziato da poco. Una prima impressione sulla classe senza voti?

“I genitori al primo incontro si sono mostrati entusiasti. Monitoreremo via via i ragazzi. Per noi, il benessere degli alunni è fondamentale. I ragazzi studiano se vengono coinvolti ed appassionati. No se li minacci con un 2. La scuola basata sulla paura non mi pare un modello da seguire. Così come il voto come strumento di ricatto non mi sembra un giusto sistema educativo”.