Più di 20 scosse, molte rilevate solo dai sismografi. Ma quella delle 14.15, a Ferragosto, in molti, a Palazzuolo sul Senio, l’hanno avvertita. Era di magnitudo 3, preceduta e seguita da due scosse minori, di magnitudo 1.6 e 2. E di piccole scosse ce ne sono state altre durante la giornata, e poi continuate, pur diradandosi, anche ieri. Non tutti hanno comunque sentito la scossa. Tra questi anche il sindaco di Palazzuolo. "Ero al pian terreno – dice Marco Bottino -. Ma ho ricevuto varie telefonate, da cittadini che volevano notizie. Non c’è stato alcun danno, né a persone né a cose. Anche successivamente tra la gente non ho trovato comunque spavento o particolare preoccupazione. Sappiamo di essere zona sismica. La scossa è stata avvertita specie nella zona di Misileo, quella più a nord, al confine con l’Emilia Romagna".
Gli esperti di sismologia non hanno il compito di tranquillizzare, ma di spiegare l’accaduto. E Gilberto Saccorotti, sismologo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Sismologia, sezione di Pisa, non si sottrae alla domanda: "Col terremoto di tranquillizzante non c’è mai niente, quello che possiamo dire è se siamo in presenza di un andamento caratteristico o un po’ differente; nel caso dell’ultimo evento a Palazzuolo direi che è un comportamento consueto, una scossa più forte, e poi le cosiddette scosse di assestamento, tutte con magnitudo minore. E non ci sono stati danni, com’è normale che sia con magnitudo 3". Saccorotti prosegue: "Queste sono caratteristiche tipiche dei terremoti appenninici; anche la profondità, 9 km, è la più caratteristica di questa parte dell’Appennino centro-settentrionale, che marca il confine tra Toscana ed Emilia Romagna, l’area mugellana e quella casentinese".
Il sismologo dell’Ingv spiega cosa è accaduto per Ferragosto: "In quest’area la crosta terrestre è sottoposta a stiramenti, ovvero abbiamo in atto una tettonica di tipo distensivo, e ciò provoca, quando le rocce non riescono più a sopportare lo sforzo di tensione, dei processi di rottura che danno origine al terremoto. Questi sforzi agiscono lungo una direzione perpendicolare alla catena appenninica, verso nord/nord-est e verso sud/sud-ovest. Ciò fa sì che vi siano sistemi di faglie, zone di debolezza e di frattura dove avvengono i terremoti". E in Mugello, che ha una lunga storia sismica, si riconoscono almeno due sistemi di faglie in movimento. "Ci sono due sistemi di faglie – conferma l’esperto - Da Barberino a Dicomano vi è un sistema di faglie responsabile anche del terremoto del 1919, quello che con una magnitudo 6.3 provocò più di 100 vittime, oltre che del terremoto del 1542. E anche i terremoti più recenti, quello del 2009 come quello del 2019 che colpì in modo particolare Barberino, appartengono a queste faglia. Più a Nord corre un altro sistema parallelo di faglie, che interessa i territori di Palazzuolo e Marradi".
Da tempo gli enti pubblici si sono impegnati a rafforzare le strutture strategiche, a cominciare dalle scuole – e presto a Palazzuolo inizieranno i lavori di consolidamento del palazzo comunale -, i privati poco hanno investito in interventi antisismici. "Forse – nota Saccorotti - c’è poca consapevolezza, ed è per questo che le istituzioni stanno dedicando notevoli sforzi nell’educazione al terremoto, per aumentare la consapevolezza e prendere così le misure necessarie. Va detto però che nelle nostre città e paesi, con le abitazioni spesso addossate l’una all’altra e costruite in epoche diverse, non è semplicissimo fare opere di consolidamento".
Paolo Guidotti