
Tra i soggetti immortalati dalla macchina fotografica di. Rossano Maniscalchi, c’è la poetessa Alda Merini
Difficile è l’arte del ritratto, che ferma l’attimo in cui il viso, disarmato dalle maschere, si fa specchio dell’anima. Per una sorta di ‘incantesimo fotografico’, l’artista internazionale Rossano B. Maniscalchi c’è riuscito magistralmente immortalando volti di leader, artisti e personalità che hanno segnato il nostro tempo. Una selezione dei suoi scatti da oggi e fino al 28 ottobre si può ammirare a Palazzo Medici Riccardi in dialogo con l’antico, grazie alla mostra fotografica "Ritratti senza tempo". Promossa dalla Città Metropolitana di Firenze, organizzata dall’Associazione Nova - Nuova Officina delle Visioni Artistiche e dall’Associazione The Hearing Eyes col supporto della Fondazione Mus.e, la mostra è allestita nel Museo dei Marmi del palazzo. L’opera intensa ed essenziale di Maniscalchi, capace di restituire l’anima dei suoi soggetti, trova una nuova profondità. Per la prima volta nella città natale dell’artista, vengono esposti alcuni ritratti, già presentati all’estero, che restituiscono uno spaccato potente dell’identità contemporanea.
Da Barack Obama ad Arnaldo Pomodoro, da Dario Fo a Rita Levi Montalcini, al Dalai Lama ad Alda Merini, si specchiano nei volti di imperatori, filosofi e figure mitologiche del Museo dei Marmi, dove ogni abbinamento crea un ponte tra epoche, costruendo un racconto per analogia, che è al tempo stesso intimo e collettivo. In una narrazione visiva evocativa, le fotografie realizzate da Maniscalchi nel corso della sua carriera internazionale si confrontano coi busti marmorei antichi, in un accostamento studiato e ricco di significato.
L’obiettivo non è solo estetico, ma profondamente culturale: interrogarsi su cosa significhi oggi "essere ricordati", su come mutino i linguaggi del potere e dell’immagine e su come il ritratto, ieri scolpito nel marmo, oggi impresso nella fotografia, continui a parlare un linguaggio universale. "Ritratti senza tempo", che si inserisce nel solco della grande tradizione fiorentina di dialogo tra classico e contemporaneo, è anche un invito a osservare con nuovi occhi ciò che crediamo di conoscere.
Maurizio Costanzo