
Cassonetti dati a fuoco
Firenze, 17 ottobre 2019 - Sono stati due ragazzini di neanche diciotto anni, studenti di un istituto superiore, ad appiccare il fuoco ai cassonetti di Rosano e Pontassieve e a rivendicare il gesto con i volantini del «Movimento Giustizia Proletaria». Ne è convinta la procura dei minori, che, in base agli accertamenti li ha iscritti entrambi sul registro degli indagati. Rischiano grosso: da un’imputazione per danneggiamenti, fino all’accusa, pesantissima, di eversione. Ma le indagini proseguono, per capire ad esempio se ci sia qualche ispiratore adulto dietro ad un’azione che difficilmente si concilia con la giovane età dei due presunti responsabili.
Anche perché, secondo i primi accertamenti compiuti, i due giovani non sembrano affatto «politicizzati». Invece, i volantini rinvenuti nei pressi dei due roghi appiccati nella notte tra il 14 e il 15 settembre scorso trasudavano odio e determinazione. Anche se non è stato reso noto il contenuto di questa rivendicazione, trapela che non sarebbe molto diverso da quello con cui lo stesso «Movimento Giustizia Proletaria» si attribuì un altro incendio, con bersaglio l’auto di un carabiniere che presta servizio a Orgosolo. Quel documento parlava di «guerra di guerriglia», di apertura «a tutti gli Italiani che desiderano sinceramente ristabilire la democrazia Politica in Italia ed istaurare la giustizia sociale», tramite una «rivoluzione del Popolo, con il sangue del Popolo e con il sudore del Popolo». A guidare il movimento una direzione «collegiale e segreta».
Ai due minorenni, gli investigatori sono arrivati attraverso un’attenta analisi delle telecamere di sorveglianza cittadine. I due giovani non erano travisati e l’identificazione è arrivata anche grazie ai mezzi utilizzati per gli spostamenti nella notte dei due incendi.