FIRENZE
Cronaca

Puccini e la prima volta da cattiva: "Il mio incanto? Il giardino di Boboli"

Stasera alle 20 al Principe presenterà il film che ha girato con Panariello: "Firenze resta la mia casa"

Vittoria Puccini in ’Incanto’ è interprete di una favola moderna e poetica

Vittoria Puccini in ’Incanto’ è interprete di una favola moderna e poetica

di Giovanni Bogani

Fra Pinocchio e Fellini, fra Cenerentola e ’Freaks Out’. Una favola moderna, poetica, in cui alla realtà si contrappone il mondo magico del circo. Stasera alle 20, al cinema Principe, Vittoria Puccini presenterà il film ’Incanto’ di cui è protagonista insieme a Giorgio Panariello, che interpreta uno struggente clown. "È la mia prima volta da cattiva" dice Vittoria.

Che esperienza è stata, interpretare un personaggio dark, di una crudeltà da favola?

"Mi sono divertita molto! Una cattiva al cento per cento, che non si redime. Era una mia ‘prima volta’: ho lavorato pensando a una fisicità simile a Crudelia De Mon e alla matrigna di Cenerentola".

La piccola protagonista di "Incanto" si rifugia nel circo. Ha mai avuto il desiderio di fuggire, lei?

"Un po’ nomade lo sono sempre stata: fare il cinema, in fondo, è un po’ scappare col circo. Ma non mi è mai stata stretta: ci sono sempre stata bene, e ci torno ogni volta che posso".

Già. Stasera, per Vittoria, è anche un ritorno nella sua città. La città dove è nata, dove ha frequentato il liceo – il Michelangelo, poi il Machiavelli – prima di spiccare il volo per il cinema, a 18 anni soltanto. Qui Vittoria ha ancora la casa di famiglia sulle colline di Marignolle. La casa alla quale, nei primi anni romani, tornava sempre, spendendo in biglietti di treno tutto quello che guadagnava, dove il suo magico circo era Boboli.

Boboli era uno dei suoi luoghi del cuore?

"Ho passato la mia infanzia, a giocare e scorrazzare fra quelle siepi! Ogni angolo, ogni siepe nascondeva un segreto, una storia da raccontare: e ricordo tanti picnic sul prato, tante corse... È un luogo che ricorda una favola, un po’ come ‘Incanto’, un film che mi ha riportata all’infanzia".

Suo nonno era l’architetto Guido Morozzi, che ha contribuito a riscoprire e proteggere molte bellezze …

"Sì, per esempio Santa Reparata, l’antica basilica su cui è stato edificato il Duomo, fu lui a scoprirla, dirigendo i lavori di scavo. E la Certosa, il monastero che lui aveva fatto ristrutturare e dove andavamo spesso, da bambini, a guardare il presepe a Natale".

Qual è, in definitiva, il suo circo, il suo rifugio?

"La casa di Marignolle: dove mi sento sicura, amata, e sento di essere totalmente a mio agio".

Lei leggeva le fiabe, da piccola?

"Non solo: me le inventavo, immaginavo delle storie in cui ero protagonista. E anche oggi, penso che lavorare con la fantasia ci faccia rimanere in contatto con la parte più intima di noi stessi, la nostra parte fanciullesca. Un film come ‘Incanto’ è prezioso perché parla di empatia, di gentilezza, e ci dice di non aver paura della diversità. Sono quegli artisti che fanno parte del circo: sembrano ‘diversi’, ma in realtà sono loro la salvezza. E fra loro, c’è un Giorgio Panariello così bravo, misurato e poetico".

Ha interpretato anche una fiorentina speciale: Oriana Fallaci. Che esperienza è stata?

"Sono stata orgogliosissima di interpretarla. Una donna coraggiosa, che ha sempre trovato la forza di dire quello che pensava, a costo di risultare scomoda, antipatica. Una donna di una coerenza ammirevole, e di fiorentinissima sincerità".