MAURIZIO SESSA
Cultura e spettacoli

Teatro della Pergola, la casa dei grandi: amata da Verdi e Puccini, divenne tempio della prosa

Il maestro di Bussetto la scelse per il suo Macbeth che debuttò nel 1847. Eduardo De Filippo tenne qui nel 1980 la sua Scuola di Drammaturgia. Il declassamento è un fulmine a ciel sereno e considerato un’offesa alla città di Firenze

Nel 1965 la prima alla Pergola de "La Lupa". Il teatro è un pezzo della storia di Firenze, e il declassamento è considerato un'offesa alla città

Nel 1965 la prima alla Pergola de "La Lupa". Il teatro è un pezzo della storia di Firenze, e il declassamento è considerato un'offesa alla città

Firenze, 20 giugno 2025 – “Prendete tutte le garanzie per avere una buona orchestra perché a Firenze son dolori seri a cose consuete. Ecco detto di Firenze”. Così parlò Giacomo Puccini ai dirigenti di Casa Ricordi alla vigilia dell’esecuzione del Trittico – opera che raccoglie i tre atti unici Tabarro, Suor Angelica e Gianni Schicchi – il 10 maggio 1919. Nella fattispecie, scrivendo Firenze il compositore lucchese alludeva, anche e soprattutto, al severo, esigente, competente pubblico del Teatro della Pergola. Lì non si faceva sconti a chicchesia nel solco di una tradizione secolare. Nella “conchiglia” della Pergola si tributavano applausi soltanto a esecuzioni considerate impeccabili. E l’acustica perfetta, infatti, era il suo fiore all’occhiello.

Teatro della Pergola e Firenze, come a dire un connubio, un tutt’uno storico. E indissolubile, a partire da quel lontano Carnevale del 1657 quando, per virtù e volontà dei membri dell’Accademia degli Immobili, venne eretta l’originaria struttura lignea su progetto di Ferdinando Tacca. Primo spettacolo in cartellone, l’opera buffa “Il podestà di Colognole”. E Puccini secoli più tardi faceva bene a portare una sorta di timore reverenziale per la Pergola, non fosse altro perché in questo teatro era nato il melodramma, dal quale si sviluppò l’opera lirica vera e propria.

Nel Settecento il Teatro della Pergola si impose come uno dei migliori. E il Granduca Pietro Leopoldo vi presenziava di frequente. Numerose le “prime” consegnate agli annali della storia musicale: da Luigi Cherubini a Christoph Willibald Gluck. E nella prima metà dell’Ottocento in campo operistico si assistette all’esordio di Parisina d’Este (1833) e di Rosmonda d’Inghilterra (1834) di Gaetano Donizetti. “Prima” memorabile, che spicca su tutte, quella del Macbeth di Giuseppe Verdi, andata in scena la sera del 14 marzo 1847, appositamente scritta e diretta dallo stesso compositore per il teatro fiorentino, come ricorda la lapide apposta all’ingresso del teatro dal Comune di Firenze nel 1901, all’indomani della scomparsa del Cigno di Busseto.

Il grande “cartellone” pergoliano nel Novecento presentò Orfeo ed Euridice di Joseph Haydn, L’amico Fritz di Pietro Mascagni e Carmen di Georges Bizet. Nemmeno a dirlo, successi strepitosi. Poi, con il nuovo secolo, la Pergola dovette fare i conti con l’“emigrazione” del melodramma verso più capienti strutture come il Politeama Fiorentino e il Teatro Verdi un tempo Pagliano. Ma affrontò il problema dedicandosi alla prosa e alle altre forme di spettacolo teatrale. Sempre all’insegna di eleganza e professionalità al massimo livello.

La Pergola casa della memoria, che conserva il passaggio della Diva per antonomasia, Eleonora Duse. Suoi cimeli sono stati materia della mostra “Partirò e porto le cose a casa” allestita da gennaio ad aprile scorsi.

E dal 2013 una targa sulla facciata ricorda Orazio Costa Giovangigli, regista e insegnante di teatro morto a Firenze il 14 novembre 1999. Il Teatro della Pergola, dove negli ultimi anni di vita gli era stato assegnato un appartamento, custodisce il suo prezioso archivio contenente libri, copioni, ricordi personali, scritti autobiografici.

E la Pergola fu “casa” d’elezione anche di Eduardo De Filippo. “Eduardo” debuttò sul suo palcoscenico con “Gli esami non finiscono mai” nel 1973. E alla Pergola, nel 1980, tenne la sua Scuola di Drammaturgia.

Chi l’avrebbe mai immaginato il Teatro della Pergola scaraventato nel vortice di una “tempesta” di shakespeariana memoria come il “declassamento”. Un fulmine a ciel sereno. Speriamo che tale inaccettabile “spettacolo”, dal copione che appare più politico che culturale, al glorioso Teatro della Pergola non vada mai in scena. Firenze e la Toscana certo non lo meritano.