ALFREDO MARCHETTI
Cronaca

L’ultimo sondaggio. Giani in testa di 20 punti con campo larghissimo

Tomasi sotto il 40%. I civici non sfondano: Del Ghingaro inchiodato al 2% . Sorpresa 5stelle: salgono in coalizione. Il Pd rischia una maggioranza risicata. .

Il presidente della Regione Eugenio Giani e il sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi

Il presidente della Regione Eugenio Giani e il sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi

di Francesco Ingardia

Magari la scrollata arriverà con l’ufficializzazione delle candidature, ma a cinque mesi dal voto - ottobre dovrebbe essere il mese giusto per la Toscana, con lo slot di domenica 12 già prenotato dall’uscente Giani - ormai il trend è così consolidato dopo quattro rilevazioni che per il sindaco di FdI, Alessandro Tomasi, la cavalcata alla conquista di Palazzo Strozzi Sacrati ha già assunto i contorni di una remuntada. Almeno stando all’ultimo sondaggio di maggio di Emg Different commissionato da Toscana Tv. Se si votasse domani, alle regionali il centrosinistra batterebbe per distacco il centrodestra di 19 punti e mezzo (58% contro 38,5%) ed Eugenio Giani resterebbe presidente già al primo turno in atarassia col 58% dei consensi contro il 37% di Tomasi. Fanalino di coda, il terzo incomodo civico Alessandro Del Ghingaro inchiodato al 2% (come la sua lista).

Un esito ben diverso da quel 10% spuntato fuori dal sondaggio Winpoll (Bellosi-D’Annibale) che incoronava ‘L’Altra Toscana’ del sindaco viareggino, ancora in fase di varo. Il governatore in carica del Pd aspetta sì il via libera dal Nazareno per il bis, ma nel frattempo poggia la testa su quattro cuscini. Perché da marzo a oggi il tasso di conoscenza è aumentato di 17 punti sforando la soglia del 90%, con più di un toscano su due dei mille intervistati da Emg che assicura di fidarsi di lui (54%). E l’operato della sua giunta? Sopra il 70% di gradimento. Per quanto, questo l’elemento di novità, meno di un toscano su due può dire di conoscere i suoi assessori. Spicca solo la ‘iron lady’ renziana Stefania Saccardi. La vice di Giani con delega all’Agricoltura, stampa un 44% come indice di conoscenza. Mentre i colleghi del Turismo, Leonardo Marras, dell’Ambiente Monia Monni, del Lavoro, Alessandra Nardini, del Welfare, Serena Spinelli, della Sanità, Simone Bezzini superano di poco il 30%. Beninteso, anche Tomasi è in crescita, ma con proporzioni diverse: il 52% afferma di conoscerlo, ma la gran parte (33%) solo per "sentito nominare", nonostante settimane di incontri, eventi e iniziative.

Una via d’uscita (vincente) potrebbe derivare dalla capacità di intercettare la fetta di elettorato che dice di non riconoscersi in nessuno degli schieramenti. In fondo, da sola, vale il 20,5%. Oppure, l’altra via potrebbe essere quella centrista-moderata: porzione cospicua che vale la doppia cifra (15,9). Difficile invertire la tendenza di una Regione ‘sinistrorsa’ per il 41,5% degli elettori. Ma è vero che per il centrodestra è un’occasione ghiotta dopo tre anni di governo Meloni. Fratelli d’Italia spadroneggia nel centrodestra con il 22% di preferenze per voto alle liste. Subito dietro è bagarre tra Forza Italia e Lega per la seconda gamba della coalizione.

Gli azzurri restano stabili al 7%, ma il Carroccio ora insegue al 6%. Il sentiment cavalcato da Toscana Tv è quello di una tornata elettorale bipolare nella sostanza. Non compare più lo scenario di un centrosinistra con o senza i 5Stelle al suo interno. Come se il campo larghissimo fosse già opera compiuta. Tutt’altro, servono ancora tempo e limature a giudicare il primo giro di pre consultazioni in via Forlanini del Pd con le forze riformiste e della sinistra massimalista. I numeri freddi dicono che il Pd perde per strada due punti in due mesi (dal 34% di marzo al 32% di maggio), Avs si contrae di mezzo punto (dal 7,5% al 7), gli unici che guadagnano sono i 5Stelle fino al 6,5%. Ma solo l’asse rosso-verde-giallo vale, senza i riformisti, più di tutto il centrodestra messo insieme (45,5% contro il 38,5%). Al centro, la civica ‘Giani Presidente’ raddoppia dal 2 al 4%. Insieme a Iv, stabile al 3,5%, entrerebbero quindi in consiglio a differenza di +Europa e Azione (entrambe al 2%). Però, a spanne, basta un mero conto della serva per appurare un rischio di contrazione del gruppo Pd. Più risicato con queste percentuali di lista: la civica del presidente conquisterebbe uno scranno, Iv un altro, due per Avs e due per i 5Se. Per un totale di 6 consiglieri non in quota Pd. Impossibile quindi replicare la delegazione uscente di 22 eletti. Con una maggioranza più variegata quindi, il rischio di litigiosità aumenta nel concertare i singoli provvedimenti.