
Protesta dei ricercatori della sede di Sesto: "Chiediamo un lavoro stabile dopo anni di formazione". C’è il rischio di una nuova fuga di talenti verso altri Paesi, ma per qualcuno ormai è già tardi. .
Trolley e valigie per terra, ma non in vista di una vacanza. Sono stati proprio questi ‘accessori’, insieme al maxi striscione con la scritta "Basta precariato", i simboli utilizzati durante il flashmob messo in scena, ieri mattina davanti alla sede del Cnr di Sesto Fiorentino, dal Movimento dei precari uniti formato da ricercatrici e ricercatori che stanno svolgendo la loro attività con contratti a tempo determinato. Con una stabilizzazione promessa da anni ma contratti in scadenza in date ravvicinate, puntualmente annotate sui trolley. Alla sede del Cnr fiorentino sono almeno 50 le persone che avrebbero diritto ad un inserimento a pieno titolo a tempo indeterminato ma che, invece, stanno vedendo svanire le loro speranze anche per il venire meno, a breve, dei fondi assegnati per la ricerca dal Pnrr.
"Dopo le ultime stabilizzazioni del 2020 – ha spiegato Giovanni La Penna, membro della Rsu Cnr componente Flc-Cgil – il precariato è rigonfiato, ci sono stati nuovi finanziamenti legati al Pnrr e si è riformata una considerevole bolla. Esistono gli strumenti normativi per assorbire queste persone ma dipende dagli enti la volontà di applicarle. Chiaramente il Governo dovrebbe metterci del suo, con consistenti finanziamenti, una trentina di milioni l’anno, per rendere solido quello che è stato un investimento europeo per la ricerca in Italia". Il pericolo, evidenziato plasticamente dai trolley e valigie in mostra, è di una nuova ‘fuga di cervelli’ all’estero: "Per il Cnr di Sesto – ha proseguito La Penna – si parla anche di quarantenni, quindi anziani per l’entrata nel mondo del lavoro. La situazione da noi è diversa da quella di molti stati europei, ad esempio la Francia, dove una persona che ha più di 35 anni non è più inquadrabile come tempo determinato".
Proprio attorno ‘all’anagrafe’ ma anche alla preparazione si gioca un evidente paradosso: "Spero, per il futuro, di poter avere una vita migliore qui – ha commentato Angela Frascella – anche perché, dopo avere raggiunto un certo grado di formazione e età, è impossibile trovare lavoro nel privato, non si può fare l’apprendistato oltre i 40 anni. Siamo troppo formati e quindi non presi in considerazione". "Dopo tanti anni di formazione e di lavoro al Cnr – ha aggiunto un altro ricercatore, Francesco Cappelli – chiediamo di avere riconosciuto il nostro diritto ad avere un lavoro stabile ma chiediamo anche che l’investimento che l’ente ma anche tutto il Paese ha fatto per le attività di ricerca che portiamo avanti non vada disperso". A portare solidarietà al flashmob, ieri, anche l’Associazione dottorandi e dottori di ricerca in Italia.
Sandra Nistri