
Il direttore artistico del Teatro della Toscana, Stefano Massini
Firenze, 20 maggio 2025 – L’appuntamento per l’addio (non certo indolore) è per questa mattina, la location è l’Ispettorato del lavoro, luogo protetto per sancire la fine. Un po’ come il presidente del tribunale con l’udienza di separazione consensuale tra coniugi in rotta. Da settimane ormai la spaccatura tra Comune e Dg è sempre più netta e insanabile. Così, dopo ben 25 anni, Marco Giorgetti, attuale direttore generale della Fondazione Teatro della Toscana – che gestisce i teatri della Pergola, di Rifredi e la sala Era di Pontedera – uscirà di scena.
Ieri, infatti, si è tenuto il Cda della Fondazione e la sindaca di Firenze Sara Funaro, in quanto presidente del Cda, “ha ricevuto mandato per verificare la sussistenza di ipotesi conciliative per la definizione del rapporto con il direttore generale” recita una stringata nota arrivata al termine della seduta, praticamente monotematica e rapida (nemmeno due ore). Durante il Cda blindatissimo Giorgetti avrebbe, però, ribadito il disaccordo all’uscita dalla direzione generale del Teatro della Toscana in modo che risulti nero su bianco dal verbale della seduta. Poche ore prima con una nota ai giornali aveva sottolineato che non c’era alcun accordo prestabilito.
Ma già stamani Giorgetti e Funaro – se tutto andrà liscio – dovrebbero firmare l’accordo transattivo. Tale pratica rappresenta un modo per risolvere una controversia senza ricorrere al tribunale, tramite un accordo tra le parti coinvolte. L’intesa è segreta anche perché le parti hanno chiesto un accordo di riservatezza e, quindi, si è scatenato un balletto di cifre. Se Giorgetti fosse saldato per intero si tratterebbe di qualcosa come 400mila euro almeno (il suo contratto scadrebbe nel 2027 e il lordo dello stipendio è di 160mila euro l’anno) ma rumors dicono che in queste settimane il dg sia sceso a più miti consigli. L’uscita sarà rapidissima. In settimana Giorgetti dovrà fare le valigie e l’incarico dovrà essere affidato ad interim. Il prescelto dovrebbe essere Enrico Maria Peruzzi, già direttore generale del dipartimento società partecipate di Palazzo Vecchio. L’uomo che insieme all’assessore Giovanni Bettarini aveva inizialmente trattato con Giorgetti. Tra i papabili per il futuro resta invece il nome di Marco Parri, direttore generale della Fondazione Ort.
Contattato da La Nazione, il dg Giorgetti non vuole commentare l’esito del Cda. “Mi attengo alla nota diffusa” dice lamentando “inesattezze e falsità” nei resoconti di quanto sta accadendo senza però entrare nel merito di tali inesattezze e falsità. Giorgetti, già dipendente del Mic in aspettativa, potrebbe rientrare al suo ’normale’ lavoro, non si sa in quale ruolo.
Massimo riserbo anche da parte di Funaro che al Cda avrebbe spiegato che la fine dell’era Giorgetti è supportata da una serie di pareri legali per cui non sussisterebbero eventuali profili di danno. Adesso bisognerà capire cosa accadrà sull’asse Firenze-Roma dopo che il ministro Alessandro Giuli e il sottosegretario Gianmarco Mazzi si erano a più riprese espressi a favore di Giorgetti e contro decisioni unilaterali assunte da Palazzo Vecchio, nonostante il Teatro venga finanziato per circa 2 milioni di euro proprio dal Fus.
Sul piatto c’è ancora la domanda presentata a febbraio scorso con Giorgetti in sella, in qualità di rappresentante del Teatro, per il mantenimento dello status di teatro nazionale e, di conseguenza, la conferma dello stanziamento ministeriale. In seguito alla riunione della commissione ministeriale – che si è ritrovata all’inizio di maggio – erano filtrate alcune indiscrezioni. Conferma dello status con un punteggio basso alla direzione artistica firmata Stefano Massini? E con tanto di sollevazione di artisti e persone dello spettacolo a favore del drammaturgo. Ancora però non è arrivato il parere definitivo, atteso per fine mese.
L’addio di Giorgetti potrebbe riaprire quella serie di battaglie incrociate anche sotto il profilo politico. Nei giorni scorsi da Fdi (il senatore Marcheschi e i consiglieri Sirello e Chelli) era arrivato un altolà a una parte e dall’altra l’invito a fare bene per il futuro del teatro dei fiorentini.