
In scena a Villa Vogel le storie di Kirikù, nell'ambito della rassegna estiva
Firenze, 6 agosto 2025 – Chi non conosce Kirikù, il giovanissimo eroe della tradizione africana, diventato famoso grazie al film d’animazione ‘Kirikù e la strega Karabà’ di Michel Ocelot? Nella serata di mercoledì 6 agosto alle 21 torna a Villa Vogel per ‘Storie di Kirikù e le Ombre Magiche’.
Uno spettacolo gratuito della compagnia abruzzese Teatro dei Colori di Avezzano, ospite della rassegna ‘Un’estate a Villa Vogel’ organizzata dai Pupi di Stac. In scena ci saranno attori giovanissimi, mentre la regia è firmata da Valentina Ciaccia, che lo spettacolo lo ha ideato 20 anni fa, insieme al padre.
Ciaccia, cos’è per lei Kirikù?
«Oggi questo spettacolo compie 20 anni e siamo alla quarta edizione. Kirikù, infatti, è un personaggio della tradizione del Centro Africa e porta con sé un corpus di fiabe che lo riguardano. Per noi è fondamentale costruire ponti tra culture e non cadere nell’appropriazione culturale, abbiamo così intrapreso un dialogo con le comunità afrodiscendenti. Kirikù, poi, mostra un ambiente diverso dal nostro e un modello di famiglia che funziona perfettamente. Infine, penso che il nostro spettacolo sia l’unico del teatro di figura dove ci sono pupazzi e protagonisti neri, con un eroe africano positivo».
Cosa dobbiamo aspettarci?
«Lo spettacolo fonde varie tecniche. Ci sono le ombre, il teatro sul nero, le grandi marotte africane. I nostri sono pupazzi statuari, le possiamo definire marionette portate perché si indossano, con uno sdoppiamento tra attore e personaggio che richiama i grandi del teatro, come Tadeusz Kantor. Il nuovo pupazzo di Kirikù, poi, è opera di Ilaria Comisso, mentre la scenografia e gli altri pupazzi sono del compianto Bartolomeo Giusti».
Com’è tornare a Villa Vogel?
«Molto emozionante, l’accoglienza è sempre calda. E con i Pupi di Stac c’è un grande amicizia artistica, sono una compagnia storica bellissima». Uno spettacolo con un cast di giovanissimi. «Oggi sono regista, ma venti anni fa ero io ad animare il pupazzo di Kirikù. Cedere il pupazzo a una mia allieva attrice è emozionante. In scena abbiamo due attori under 25 e un under 35, ci teniamo a investire sui giovani».
Com’è lavorare per i più piccoli?
«Fare teatro per bambini ti mette in gioco, devi essere poetico e non scontato. I bambini si annoiano, se non gli piace non applaudono. In Kirikù si trattano temi importanti, come la trasformazione e la crescita. E la strega Karabà non è un nemico da distruggere, ma un personaggio da comprendere, di cui Kirikù si innamora. È risolvendo il suo trauma che si ha il reintegro in società. Lei, infatti, è una donna meravigliosa, che è stata aggredita dagli uomini del villaggio. Ma Kirikù non le chiede di cambiare. È un grande segnale culturale che è anche molto attuale».