
Stefano Massini sul palco della Pergola durante una lezione di scrittura popolare
Il destino della Pergola è appeso a un filo, piuttosto un verbale. Che potrebbe essere reso pubblico già nella giornata di oggi. Ironia della sorte, nel giorno della festa cittadina di San Giovanni, il teatro di Firenze potrebbe scoprire la retrocessione nella serie B dei teatri. Le conclusioni di tutti i lavori della Commissione consultiva del Mic, da cronoprogramma, dovrebbero arrivare nelle prossime ore. Ma per la prima volta nella storia, tre membri su sette si sono dimessi a causa della "scelta della maggioranza della Commissione di voler declassare la Fondazione teatro Nazionale della Toscana" che vede Stefano Massini alla direzione artistica. I tre componenti dimissionari (Alberto Cassani, Carmelo Grassi e Angelo Pastore) "erano assolutamente contrari" al declassamento e ciò ha reso impossibile la prosecuzione del lavoro.
Senza queste dimissioni ’storiche’ Antonio Parente, direttore della Direzione generale Spettacolo del Mic, nell’ambito del Dipartimento per le attività culturali, da prassi avrebbe mandato la lettera per informare ogni teatro del suo destino. Nell’unico caso di declassamento verificato in questi anni, ovvero quello del Teatro Stabile del Veneto nel 2018, dal Mic arrivò la comunicazione tramite lettera.
Ma stavolta la cosa è più complicata perché nella Commissione si sono verificate le dimissioni di massa. E c’è da capire se l’organo tecnico ha ancora valore (anche se vale la regola della maggioranza per deliberare). Per superare l’empasse da Roma potrebbero decidere di mandare quindi non la lettera ma soltanto il verbale con i punteggi. In questo caso, se il Teatro della Toscana non arrivasse ai 10 (il minimo per restare teatro di rilevanza nazionale) potrebbe chiedere la revisione che, però, necessita di una Commissione al completo. In questo caso (con la nomina dei membri adesso mancanti), ci sarebbe margine per fare un tentativo di mediazione. Ipotesi oggi praticamente remota visto il gelo istituzionale tra il ministro della Cultura Alessandro Giuli e la sindaca e presidente del Teatro della Toscana Sara Funaro.
Nel caso di declassamento ufficiale con la lettera del dg Parente il Teatro della Toscana ha tre strade aperte: chiedere la revisione del punteggio, appellarsi al Tar o presentare domanda per il riconoscimento di teatro della città. Quest’ultima azione è fondamentale per ottenere i finanziamenti del Ministero che, comunque, in base alle tabelle, sono minori di circa il 20% rispetto agli attuali. In caso di declassamento, poi, potrebbe essere rivista la governance perché il decreto ministeriale 463 del 23 dicembre 2024 recante ’Criteri e modalità per l’assegnazione e la liquidazione dei contributi allo spettacolo dal vivo’ non prevede una figura specifica di direttore artistico, cosa invece necessaria per i teatri di prima fascia che contemplano la divisione dei ruoli: dg e direttore artistico.
Ma guardando ai numeri, di che cifre si parla? Ad oggi, essendo il Teatro della Toscana (che oltre la Pergola riunisce le sale di Rifredi e l’Era di Pontedera) in prima fascia, ottiene dal Mic oltre due milioni, per l’esattezza 2.046.557 euro riporta il bilancio al 31 dicembre 2024. E l’erogazione ministeriale rappresenta il 24% del totale dei finanziamenti. Gli altri? Il contributo della Regione è pari a 2,2 milioni (26%), quello di Palazzo Vecchio è di 1.820.000 (21%), mentre il comune di Pontedera ha investito l’anno scorso 220mila euro e la MetroCittà 990mila. A questi, sempre nel bilancio 2024, si aggiungono il milione e ventimila euro della Fondazione Cr Firenze come erogazione liberale (è uscita dai soci fondatori), i 120mila arrivati da Intesa San Paolo e 149mila euro di sponsorizzazioni. Insomma in ballo ci sono qualcosa come tagli per 400mila euro, in una realtà già costretta al risparmio, e soprattutto il prestigio. E questo non ha prezzo.