Ciatti, il dolore degli amici dopo la fuga del ceceno: "Già vederlo libero faceva male"

L’amarezza di Alessandro e Filippo, amici di Niccolò e testimoni dell’omicidio a Lloret de Mar

Firenze, 14 luglio 2022 - La notizia che nessuno avrebbe voluto sentire, soprattutto la famiglia di Niccolò Ciatti e i suoi più cari amici. La fuga, quasi preannunciata del ceceno Rassoul Bissoultanov, è un’altra batosta che arriva pochi giorni dopo la spiazzante sentenza del tribunale di Girona che condanna il ceceno a soli 15 anni di reclusione per omicidio volontario. Ancora una volta, la rabbia, la delusione ed il dolore diventano i protagonisti di questa triste vicenda che, fino a questo momento, non è riuscita ad avere la giustizia che merita.

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Alessandro Marconi, uno degli amici più stretti di Niccolò, presente anche la sera dell’omicidio a Lloret de Mar, replica: "La fuga del ceceno? Sì, purtroppo me l’aspettavo, ci aveva già provato nell’agosto del 2021 anche se poi venne fermato dalla polizia tedesca e fu successivamente estradato in Italia. Certo non speravo in un epilogo simile ma, già non vederlo in carcere, per me era una grande sconfitta, figuriamoci adesso. Ora c’è da augurarsi una sola cosa: che lo trovino il prima possibile e soprattutto che gli aumentino la pena".

Rassoul Bissoultanov
Rassoul Bissoultanov

Alle parole di Alessandro si aggiungono anche quelle di un altro amico intimo di Niccolò, Filippo Verniani: "Abbiamo provato più volte durante le nostre testimonianze al tribunale di Girona a far capire che tipo era Bissoultanov. Una persona inaffidabile, un vero e proprio delinquente che non si meritava certo di stare in libertà vigilata. Una persona che uccide a sangue freddo un ragazzo non la puoi trattare come un normale cittadino, ma la devi trattare solo come un criminale". Infatti, sia Alessandro che Filippo, presenti la sera dell’omicidio, sono stati chiamati a testimoniare al tribunale di Girona e per entrambi "tornare in Spagna e riaffrontare tutto è stato davvero doloroso e straziante, soprattutto rivivere ciò che è accaduto la sera dell’11 agosto del 2017. Ma la voglia di dare giustizia al nostro Nicco, è stata più forte. Sono cinque anni che lottiamo insieme alla famiglia Ciatti, purtroppo, per come sta andando la vicenda, viene da pensare che tutti i nostri sforzi non siano serviti a molto".

Entrambi ricordano bene la prima volta che in aula hanno incrociato lo sguardo del ceceno: "Appena lo abbiamo rivisto ci si è gelato il sangue. Più di tutto ci ha colpiti il suo sguardo impassibile come se sul banco degli imputati ci fosse qualcun altro. Fortunatamente, quando abbiamo dovuto testimoniare, rimaneva alle nostre spalle e quindi siamo riusciti a parlare con meno timore".

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