Ciatti, la "libertà" dell’assassino Bissoultanov. Vive in Spagna e fa il cameriere

“Esaurita“ la carcerazione preventiva, ha solo un obbligo di firma nonostante la condanna per omicidio

Firenze, 7 luglio 2022 - Ci sarà presto un’udienza in Spagna - ma la data non è stata ancora fissata - che dovrà decidere, alla luce della condanna e della relativa quantificazione della pena, su una eventuale nuova misura cautelare nei confronti di Rassoul Bissoultanov, il ceceno a cui sono stati inflitti quindici anni per l’omicidio volontario del 22enne di Scandicci Niccolò Ciatti, ucciso da un calcio alla testa sulla pista di una discoteca di Lloret de Mar nell’agosto del 2017. "Deve stare in carcere", ripete Luigi Ciatti, padre della vittima. Ma le speranze che il ceceno possa tornare dentro prima che la pena diventi definitiva sono davvero poche: subito dopo la lettura del verdetto del 3 giugno scorso, la pubblica accusa di Girona, rappresentata dal pm Victor Pillado, aveva infatti rinunciato a chiedere una nuova misura. Tra i motivi enunciati, anche il fatto che, tra la detenzione preventiva spagnola e la parentesi italiana, il ceceno ha già fatto più di quattro anni in carcere, il massimo contemplato dall’ordinamento iberico. L’unica prescrizione a cui è obbligato ad attenersi, è un obbligo di firma in caserma.

Niccolò Ciatti
Niccolò Ciatti

Ma c’è un ma. Anche l’Italia pretende l’arresto di Bissoultanov, in ragione di un mandato d’arresto internazionale e di un procedimento penale nei suoi confronti pendente presso il tribunale di Roma. Anzi, se non ci fosse stata una decisione della corte d’assise di Roma - poi annullata dalla Cassazione -, che aveva reputato illegittimo il mandato d’arresto che aveva portato alla “consegna“ all’Italia dell’indagato ceceno.

L’estradizione. Nell’agosto del 2021, poche settimane dopo la decisione del giudice di liberare il ceceno in ragione proprio della scadenza dei termini, Bissoultanov ottenne il permesso di andare a Strasburgo, dove vive la sua famiglia. Durante questo permesso, varcò il confine ed entrò in Germania. E qui, la polizia lo fermò e dai controlli sul terminale emerse la pendenza del mandato d’arresto.

Bissoultanov è finito così in carcere in Germania. Si sono avviate le pratiche per l’estradizione, poi concessa dall’autorità giudiziaria tedesca. Il 14 ottobre, l’imputato dell’omicidio di Niccolò Ciatti era detenuto in Italia. E in quel momento la strada processuale sembrava segnata: sarebbe stata l’Italia a farsi carico del procedimento, in considerazione anche del fatto che in Spagna non si celebrano i processi in contumacia e che, da recluso a Rebibbia, il ceceno non avrebbe mai potuto presentarsi all’udienza. Ma l’improvvisa e inaspettata scarcerazione, avvenuta alla vigilia di Natale - con modalità che la Cassazione ha bocciato: i difensori della famiglia Ciatti non erano neanche stati messi al corrente dell’istanza dei legali di Bissoultanov - ha rivoluzionato il quadro. Da “libero“, il principale imputato è immediatamente tornato in Spagna (dove tutt’ora vive e lavora in un locale) e il maggio scorso ha affrontato il processo. Domani, si torna in aula a Roma, in questa corsa tra Stati a chi arriva primo alla condanna definitiva. La Spagna, con una sentenza di primo grado già depositata, è in netto vantaggio.

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