MARCO VICHI
Cronaca

Non riusciva a guardarlo negli occhi. Marisa stava entrando in crisi

Quell’incontro al cimitero aveva lasciato un segno profondo nel suo animo. Non capiva più nulla

Vichi

Ciao, come ti chiami?" gli chiese Marisa, ma fu Cecilia a rispondere. "Si chiama Alberto…" "Ciao Alberto, sei con tuo babbo?" "Sì… è di là…" "Non ti sei perso, vero?" "No no… io e il babbo siamo venuti a trovare la mamma" disse il bambino. In quel momento si sentì la voce di un uomo venire da lontano. "Alberto, dove sei?" "Sono qua… babbo…" Dopo un attimo in fondo al corridoio apparve un uomo, più o meno dell’età di Marisa, e avanzava verso di loro con un passo lievemente incerto, come di solito camminano le persone un po’ timide. "Buongiorno, mi scusi… Quando veniamo qua, mio figlio va sempre in giro a disturbare le persone" disse, con tenerezza. "Si figuri, nessun disturbo… Cecilia invece sì che è una disturbatrice nata" disse Marisa, accarezzando i capelli di sua figlia. "Non disturbo nessuno, mamma" disse la bambina, offesa. "Ma certo, tesoro. Sto scherzando." "Uffa…" disse lei, e Alberto si mise a ridere. "Piacere, mi chiame Giacomo" disse suo padre, porgendo le mano a Marisa con un leggero sorriso negli occhi. "Piacere… Marisa…" disse lei, e quella decisa stretta di mano in mezzo ai morti le fece provare una strana sensazione di piacere, come se per la prima volta dopo due anni…

Oddio, cosa stava pensando? Per un attimo pensò di dire a quello sconosciuto che anche lei era al cimitero per suo marito, poi lasciò perdere. "Alberto, dobbiamo andare… saluta…" disse Giacomo. "Ciao…" disse Alberto. "Buona giornata" aggiunse suo padre. "Anche a lei… Vieni Cecilia, andiamo a salutare il babbo, poi andiamo a casa" disse Marisa… Ecco, alla fine lo aveva detto, non direttamente a quell’uomo, ma lo aveva detto. Aveva guardato Giacomo e suo figlio che si allontanavano lungo quel corridoio dove decine di persona riposavano per l’eternità, e aveva pensato quanto fosse bello che la vita riuscisse a vincere sulla morte… Era stato un pensiero così, venuto da chissà dove, che un attimo dopo le sembrò senza senso. Prese per mano Cecilia e insieme tornarono davanti alla tomba di Saverio.

Adesso in quella fotografia suo marito aveva gli occhi decisamente sorridenti, ma forse era soltanto una sua impressione, come al solito… "Mamma, perché il babbo sorride?" chiese Cecilia, con il candore dei bambini. Marisa trattenne a stento il pianto. Allora non era soltanto una sua immaginazione… "Be’, non so… ma sì, è vero… sta sorridendo… forse vuole dirci qualcosa?" disse piano, con la voce incrinata. "Mamma, perché piangi?" "Ma no, non piango… Mi è andato qualcosa di traverso…" Dio mio, stava impazzendo? Adesso le era sembrato che Saverio le avesse strizzato l’occhio, e si sentì spaventata e felice al tempo stesso… Sì, stava impazzendo. "Mamma, perché il babbo mi ha fatto l’occhiolino?" disse Cecilia, curiosa ma tranquilla. "Io… non… capisco…" "Ma le fotografia non stanno ferme?" "Sì… stanno ferme… il babbo non ha fatto l’occhiolino… io non l’ho visto…" Marisa si sentiva quasi svenire… Cos’è che suo marito stava cercando di dirle? "Sì sì mamma, l’ho visto." "Andiamo…" disse Marisa. Prese per mano Cecilia e se la tirò dietro. "Ahi mamma, così mi fai male…" "Scusa, non volevo."

Arrivarono all’uscita, e Marisa si attardò sullo spiazzo subito fuori dal cimitero. Parcheggiate là davanti c’erano solo due macchine, la sua e un’altra. "Che si fa, mamma?" "Nulla, abbi pazienza… Aspettiamo un attimo…" Sperava che l’altra macchina fosse dello sconosciuto, sperava che Giacomo non fosse già andato via… Ecco, nel pensiero lo aveva chiamato per nome… Lo vide di lontano che si avvicinava all’uscita, e le mancò il respiro. Cecilia la stava guardando. "Che c’è, mamma?" "Ma nulla… Ora andiamo…" Giacomo e suo figlio sbucarono dal cancello, e lei aspettò che fossero vicini. Giacomo si fermò davanti a lei, in silenzio. Passavano i secondi. Si guardavano negli occhi, senza dire nulla, mentre i due bambini li osservavano incuriositi. Alla fine fu Marisa a parlare. "Penso che… che noi due dobbiamo conoscerci" sussurrò. "Sì…" disse Giacomo. Forse anche i due bambini stavano sorridendo.

2-fine