Mostro, si chiude l’ultima inchiesta: chiesta archiviazione, restano 50 anni di misteri

Nei confronti di Giampiero Vigilanti e Francesco Caccamo gli inquirenti non sono andati oltre un "quadro indiziario fragile e incerto, non certo suscettibile ad assurgere a dignità di prova"

Mostro di Firenze, la tenda dove furono sorpresi Jean-Michel Kravechvili e Nadine Mauriot

Mostro di Firenze, la tenda dove furono sorpresi Jean-Michel Kravechvili e Nadine Mauriot

Firenze, 12 luglio 2019 - I delitti del mostro di Firenze restano un enigma. La procura ha infatti deciso di chiudere l’ultima inchiesta e di chiedere l’archiviazione per i due indagati, l’ex legionario “nero” Giampiero Vigilanti, 89 anni, di Prato, e il medico mugellano Francesco Caccamo, 88. Nei loro confronti, gli inquirenti non sono andati oltre un «quadro indiziario fragile ed incerto, non certo suscettibile ad assurgere a dignità di prova, né tale da essere in alcun modo ulteriormente corroborato con ulteriore attività investigativa, tenuto anche conto del lungo tempo trascorso dai fatti».

Già, il tempo: sono passati più di 50 anni da quando a Signa la calibro 22 sparò per la prima volta i proiettili assassini Winchester serie H. Ma l’ultima inchiesta, anche se non servirà a scrivere una nuova verità sui responsabili (per gli ultimi quattro duplici omicidi sono stati condannati i compagni di merende Mario Vanni e Giancarlo Lotti, mentre il contadino Pietro Pacciani è morto prima di un nuovo processo), almeno contribuirà a certificare alcuni punti fermi.

La pistola. E’ una Beretta, sempre la stessa, mai ritrovata, a sparare nell’arco di 17 anni, dal 1968 al 1985. Le perizie, che hanno riguardato i bossoli, i proiettili e pure l’ogiva rinvenuta di recente nel cuscino della tenda della coppia di francesi, dissolvono ogni dubbio. Unica novità, il modello: in alternativa al « 71» o suoi derivati, viene ipotizzato il modello 48 (e suoi derivati).

Il Dna. Sempre tra i reperti dell’ultimo omicidio, c’è un fazzolettino, sporco di sangue, ritrovato da dei curiosi alcuni giorni dopo il delitto: quel sangue, hanno stabilito i genetisti, è delle vittime, Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili. Il guanto che era vicino al fazzoletto, invece, sarebbe appartenuto agli infermieri intervenuti in soccorso. Niente dna, invece, su bossoli e proiettili. E neanche sull’ogiva del cuscino. Il mostro non ha lasciato tracce. O se le ha lasciate, sono svanite.

Vigilanti, verità o bugie. L’ex legionario, era stato lambito più volte, negli anni, dalle indagini. Gli erano stati anche trovati 176 proiettili Winchester identici a quelli usati dal killer. Dal 2014, dopo un esposto dell’avvocato delle vittime francesi, Vieri Adriani, è stato sentito 5 volte, come persona informata sui fatti, dal pm Paolo Canessa e dai Ros.

Tra gli indizi a suo carico, il possesso di un’auto sportiva rossa, con cofano nero, dello stesso tipo di quella avvistata da testimoni nei luoghi degli omicidi del 1981, a Calenzano, e 1984, a Vicchio, suo paese natale. Vigilanti ha «confessato» di essere stato presente sui luoghi la notte di questi due omicidi («Ma solo per curiosare»).

Ha inoltre riferito di conoscere Pacciani e Lotti «e di averli visti insieme – scrive il pm Turco - nella zona ove è avvenuto l’omicidio di Claudio Stefanacci e Pia Rontini, alcuni giorni prima del fatto, mentre questi eseguivano un sopralluogo. Ha dichiarato di averli rivisti ancora, dopo l’omicidio nella stessa zona». Dichiarazioni autoaccusanti, mischiate però ad altre quasi calunniose: al giudice, il compito di chiudere o tenere viva l’inchiesta infinita.

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