Un fermo per omicidio, quel pugno alle spalle che non lascia scampo. Il rebus del coltello

La procura contesta il preterintenzionale: "Vittima colpita da dietro". Da ricostruire la discussione con i facchini prima dell’aggressione: la vittima avrebbe tirato fuori l’arma dalla tasca. Domani l’autopsia

Firenze, 14 aprile 2024 – La vittima, Antonio Morra avrebbe tirato fuori un coltellino, quando si è trovato di fronte al gruppo di facchini. Perché? Nonostante il fermo, per omicidio preterintenzionale e lesioni, di Senad Ibrahimi, ritenuto l’uomo che h a colpito e ucciso il 47enne originario di Potenza, le indagini della squadra mobile della questura fiorentina vanno avanti, per chiarire ogni aspetto della morte del pistoiese avvenuta al termine del concerto dei Subsonica, giovedì scorso al Mandela Forum. Uno di questi è appunto il comportamento della vittima della brutale aggressione, immortalata dalle immagini dell’impianto di sorveglianza del palazzetto dello sport. Non tutto si vede, però, tramite quella telefonata. Però emerge che, a tu per tu con i facchini, Morra avrebbe mostrato un coltello che è stato poi ritrovato vicino al corpo. Forse, la spiegazione più plausibile per questo gesto, sta in quello che sarebbe accaduto qualche minuto prima, che non è stato ripreso da nessuna telecamera ma sarebbe emerso da alcune testimonianza acquisite dagli inquirenti. E cioè che il pistoiese, dipendente di una ditta di Calenzano, forse alticcio, avrebbe avuto un diverbio con alcuni addetti alla sicurezza dentro il palasport, che lo avrebbero invitato a uscire fuori per fumare una sigaretta.

Dal momento in cui Morra, assieme alla moglie, è seduto a metà della scalinata, la ricostruzione dell’aggressione è quasi consolidata: i due parlano, forse discutono, il 47enne si alza in piedi e, con un’andatura incerta, scende le scale in direzione del gruppetto di facchini. Indossano dei giubbotti catarinfrangenti e forse, per lui, sono i security con cui aveva banalmente discusso. In pochi secondi si accende un faccia a faccia, spunta il coltellino e in quel frangente, dalle sue spalle, arriva il pugno killer. E’ un gancio fortissimo, scagliato da dietro, da un soggetto che si trova un paio di scalini più in alto rispetto a Morra.

Devastante, perché caricato anche del peso di chi colpisce. Il pistoiese stramazza al suolo, e forse sbatte la testa. Nonostante il tempestivo arrivo dei soccorsi, per lui non ci sarà niente da fare. Chi ha colpito, secondo gli inquirenti coordinati dal sostituto procuratore Alessandro Piscitelli, è Ibrahimi, un 48enne di origini kosovare (ma è cittadino italiano), sposato, figli, e con diversi precedenti. Identificarlo tra i nove facchini, tuttavia, non è stato facile: per tutta la giornata di venerdì, i trattenuti in questura non sono stati troppo collaborativi e le immagini delle telecamere del Mandela non sono così nitide da consentire un riconoscimento del volto. Le motivazioni del fermo, saranno sottoposte al gip domani, alla convalida. Ma per la squadra mobile, diretta dal dottor Roberto Di Benedetto, le indagini non sono chiuse. Tanto che, nel fermo notificato a Ibrahimi, si ipotizza anche un concorso di altri. Domani sarà affidato anche l’incarico per l’autopsia: dovrà stabilire le cause del decesso ma anche le condizioni fisiche di Morra.

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