
Stefano Rovai, art director e progettista visivo; lo Ied Firenze gli dedica all’ex teatro dell’Oriuolo, la mostra ’Manifesti 78/25’
Stefano Rovai, figura di riferimento nel panorama della grafica italiana contemporanea, nella sua lunga carriera ha firmato più di 1300 manifesti. Art director e progettista visivo, Rovai ha affrontato temi politici, sociali e culturali di grande rilevanza. A lui è dedicata la mostra ’Manifesti 78/25’, realizzata da Ied Firenze, in collaborazione con Why Festival, nell’ambito del programma ’Campo Aperto’.
All’ex Teatro dell’Oriuolo, la retrospettiva presenta 130 manifesti dal 1978 al 2025, che ripercorrono decenni di attività di Rovai, mettendo in luce l’impegno civile e il linguaggio diretto e potente del manifesto come strumento di comunicazione pubblica. Affisso per le strade, nelle piazze e nei luoghi di passaggio più frequentati, il manifesto continua a rappresentare un mezzo espressivo immediato e coinvolgente, capace di attivare la coscienza ollettiva e generare riflessione. La mostra invita infatti a interrogarsi sul ruolo sociale e politico del design grafico. "Il valore del design grafico in questo scenario è duplice - spiega Stefano Rovai –. Da un lato, rappresenta la possibilità di strutturare il pensiero visivamente, rendendo tangibile l’astratto e accessibile il complesso; dall’altro, costituisce un atto di cittadinanza, un gesto di costruzione dello spazio pubblico. Progettare una comunicazione chiara, empatica, democratica non è solo una competenza tecnica, ma un impegno etico. La grafica diventa così ponte tra istituzioni e cittadini, tra bisogni collettivi e azioni concrete. È un’arte civile, che forma coscienze e connette individui".
"In un tempo in cui la comunicazione rischia di perdere spessore e responsabilità - afferma Benedetta Lenzi direttrice Ied Firenze -, questa retrospettiva è un’occasione per riaffermare il potere della grafica come pratica critica, capace di incidere sullo spazio pubblico e di cambiare lo sguardo. La mostra di Stefano Rovai, in dialogo con Why Festival, celebra questa capacità e si inserisce nel programma Campo Aperto come occasione per connettere il design alla vita della città, alimentando processi di partecipazione, ascolto e relazione coi territori".
Olga Mugnaini