
Le procure antimafia bocciano le dichiarazioni di “Madre natura“ "Non consentono ulteriori accertamenti". Dell’Utri verso l’archiviazione? .
di Stefano BrogioniFIRENZELe dichiarazioni fatte da Giuseppe Graviano, il boss mafioso già condannato per la strage dei Georgofili, ai magistrati di Reggio Calabria, dove è stato imputato nel processo “’ndrangheta stragista”, e a quelli di Firenze, che indagano sui presunti mandanti esterni degli attentati del 1993, "sono caratterizzate da una totale inattendibilità". Parole dei pm di Caltanissetta, che hanno chiesto l’archiviazione dell’ultima indagine sui mandanti esterni all’attentato di via D’Amelio, dove perse la vita il giudice Paolo Borsellino e cinque membri della sua scorta. Ma si tratta di conclusioni che, benché calibrate sulla strage che avvenne l’estate precedente alla stagione delle bombe in Continente, potrebbero avere un peso anche nelle decisioni che la Dda di Firenze è prossima a prendere nel filone che vede indagato Marcello Dell’Utri e, fino alla sua morte, anche Silvio Berlusconi.
L’ultima tranche dell’inchiesta aperta a Firenze mira a far luce se, negli attentati di Roma, Firenze e Milano, vi sia stata una saldatura di interessi fra soggetti esterni a Cosa Nostra, ma appartanenti all’arco politico-istituzionale. Un’indagine che è stata riaperta, dopo le precedenti archiviazioni, proprio per alcune frasi intercettate in carcere fra ‘Madre natura’ Graviano e il suo compagno di cella. Parlava del suo passato e dei rapporti, soprattutto economici, che sarebbero stati avviati dal nonno, con l’imprenditore lombardo sul finire degli anni ‘70.
Graviano si è fatto interrogare al processo di Reggio Calabria ed è stato sentito dai magistrati di Firenze. Ma, secondo i pm di Caltanissetta Nadia Caruso, Davide Spina e Claudia Pasciuti, "l’esame delle suddette dichiarazioni ha fatto emergere un atteggiamento senza dubbio ambiguo del Graviano, il quale, in più occasioni, ha cercato di lanciare messaggi trasversali caratterizzati da una sostanziale incompletezza in relazione ai rapporti asseritamente intrattenuti" con Dell’Utri e Berlusconi.
"Si tratta di dichiarazioni – argomentano ancora i pm nisseni – che provenendo da soggetto imputato e condannato in relazione alla stagione stragista, ma che mai ha dimostrato una concreta volontà di collaborazione con la giustizia o, almeno, di dissociazione, sono caratterizzate, ad avviso di questo ufficio, da una totale inattendibilità e, comunque, non consentono di svolgere alcun utile accertamento".
Una valutazione, questa dei pm di Caltanissetta, non isolata ma, concludono, "condivisa nell’ambito di riunioni di coordinamento indette dalla Procura Nazionale Antimafia con tutti gli uffici giudiziari che si occupano a vario titolo delle varie vicende stragiste e delle altre indagini potenzialmente connesse". Un elenco di cui fa parte anche la procura fiorentina, che, alla luce di queste considerazioni poco convincenti su Graviano, dovrà prendere una decisione proprio del destino del fascicolo in cui è ’Madre natura’ è indagato assieme a Dell’Utri.
Procura che, recentemente, ha chiesto l’archiviazione del filone relativo a Paolo Bellini, ritenuto il “suggeritore” dell’idea di colpire lo Stato attraverso gli attacchi al patrimonio artistico. Un atto, si apprende dalle richieste, dettato sostanzialmente dallo scadere dei termini ma che potrebbe riprendere in futuro.