"Seimila residenti l’anno via da Firenze? Oggettivamente mi sembra un numero un po’ eccessivo. Certo è che comunque si va nella direzione dello spopolamento...". Mariella Zoppi, urbanista e professore emerito all’Università degli studi di Firenze, accoglie con un pizzico di stupore la fuga monstre ipotizzata dallo studioso Vincenzo Freni che stima una popolazione in città, nel 2035, di poco più di 297mila residenti contro i 362mila attuali.
Professoressa, sembra che in città i fiorentini non abbiano più voglia di restarci. Perché secondo lei?
"C’è sicuramente un fattore di disaffezione".
Firenze si disgrega...
"Molte persone non si sentono più parte di una comunità che è sempre stata prestigiosa e al tempo stesso solidale". Si ipotizza anche che il futuro spopolamento potrebbe essere causato dalla rete tramviaria che, una volta ultimata, con la sua a forma ’a raggiera’, potrebbe favorire i collegamenti con l’hinterland. Per dire, Legnaia alla fine potrebbe rivelarsi più ’lontana’ dal centro storico rispetto a Scandicci.
"Non saprei. E’ vero che i centri dell’hinterland ormai offrono tutti i tipi di servizi ma la città avrà sempre qualcosa in più. Fuori non c’è un teatro come la Pergola, fuori non c’è, per dire, un ospedale come Careggi. E’ vero che spesso si sente dire ’si vive meglio sulle colline’ però è altrettanto vero che tanti anziani, dopo una vita fuori, sono tornati in città. Semmai se ne andranno i giovani. Tanti giovani".
Un problema non da poco.
"Firenze non è più attraente per loro. Sa che di tutti i miei studenti nessuno è rimasto qua? Vanno tutti all’estero, al limite a Milano".
C’è meno lavoro?
"E’ un fenomeno legato al turismo".
Mi sto perdendo professoressa.
"Ribaltiamo l’approccio. Qui non è tanto l’industria del turismo a rappresentare un problema. Il fatto è che proprio il turismo, o meglio l’overtourism, toglie spazi all’innovazione, ai luoghi di lavoro. Non ci sono locali per avviare nuove attività, si punta a capitalizzare con la rendita".
Che resta appunto ormai la principale industria.
"Il peso delle altre industrie in città non c’è più, salvo alcune punte di eccellenza che sopravvivono".
Il turismo in teoria offrirebbe posti di lavoro, no?
"Il turismo rende a pochi. La manodopera a basso grado di specializzazione viene pagata meno del laureato. E quindi è impossibile che queste persone restino a Firenze con i prezzi degli affitti".
Insomma abitare qui è difficile.
"Negli anni ’60 si ipotizzava una Firenze da 500mila abitanti, ora parliamo della possibilità di scendere sotto i 300mila. Il caso di Venezia fa pensare".
Già, il famigerato effetto-Venezia. Città completamente svuotata e tutti a vivere a Mestre. Succederà qualcosa di simile?
"Certo la tendenza fa paura e grandi elementi correttivi all’orizzone non se ne vedono. Si continuano a riconvertire grandi immobili in studentati di lusso e non si punta sugli incentivi alle giovani coppie. Così viene meno anche il tessuto sociale, la vita di relazione. E i luoghi di aggregazione sono sempre di meno".
Così ci si rintana?
"Un po’ Firenze è sempre stata così".
Divisioni molto ’rionali’?
"Sì. E di censo. Un fenomeno quest’ultimo destinato a crescere".