La morte di Astori, Francesca Fioretti oggi a Firenze all'udienza chiave del processo

Si discute la perizia dei consulenti del gip. Con il suo legale, sostiene la linea accusatoria: "I calciatori da tutelare"

Davide Astori e Francesca Fioretti

Davide Astori e Francesca Fioretti

Firenze, 4 febbraio 2021 - Francesca Fioretti ha detto che ci sarà, stamanial palagiustizia di Firenze. E la presenza della compagna, e madre della piccola Vittoria, all’udienza chiave del processo per l’omicidio colposo di Davide Astori, ha riacceso l’attenzione sulla morte del capitano viola, e sui dubbi sui controlli sanitari che hanno spinto la procura di Firenze a indagare sul professor Giorgio Galanti. L’ex direttore della medicina sportiva di Careggi è anche l’ultimo ad aver visitato il cuore del difensore della Fiorentina e della Nazionale. Quel cuore che ha smesso di battere nella notte precedente alla partita dei viola con l’Udinese, il 4 marzo del 2018. Quasi tre anni fa.

Da allora, la compagna di "Da13" ha parlato con il contagocce. Martedì, dopo aver letto le conclusioni della "superperizia" dei consulenti del giudice, ha affidato ai social il suo sfogo. Poi di nuovo in silenzio. Da noi raggiunta telefonicamente, ha precisato: "Ora preferisco il silenzio, quello che avevo da dire l’ho postato su Instagram. Spero che la gente lo comprenda".

Dalle sue parole, si è capito che non è d’accordo sulla perizia di Gian Luca Bruno e Fiorenzo Gaita, incaricati dal tribunale di far da "arbitri" tra due visioni completamente distanti, e contrastanti, della morte di Astori. L’inchiesta del pm Nastasi, nasce infatti dalle convinzioni del professor Domenico Corrado, luminare dell’università di Padova che negli esami che il calciatore fece nel luglio del 2017, quando il prof Galanti gli rinnovò l’idoneità all’agonismo, vede dei segnali che secondo lui andavano colti: anomalie del cuore che andavano investigate prima con un holter, che secondo l’illustre parere avrebbe individuato il male sconosciuto che affliggeva Astori (la cardiomiopatia aritmogena) e aperto la strada a tutti gli accertamenti necessari. Per i consulenti del giudice, la patologia invece non erano così palese, e non sono convinti che neppure l’holter avrebbe consentito di scovare "con alta probabilità" le aritmie che emergevano sotto sforzo. Oggi, quella perizia sarà discussa dalle parti. Non si può escludere anche un verdetto. "Stiamo combattendo una battaglia perché crediamo nell’impostazione data dalla procura all’ipotesi accusatoria, e come la procura riteniamo che ci sia stata una interruzione colpevole del procedimento diagnostico", afferma l’avvocato Alessio Mazzoli, legale di Francesca. "Un corretto iter diagnostico c’è, è previsto e basta applicarlo, a garanzia di tutti coloro che scendono in campo. Noi combattiamo questa battaglia per Davide e per tutti coloro che come lui scendono in campo e si sottopongono a uno sforzo importante".  

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