La morte di Astori. "Aritmia difficile da scovare"

Le conclusioni dei consulenti: "Il decesso non si sarebbe potuto evitare". Giovedì il processo in abbreviato, e forse il verdetto

Astori nel giorno della sua presentazione in viola (Andi Shtylla/Germogli)

Astori nel giorno della sua presentazione in viola (Andi Shtylla/Germogli)

Firenze 2 febbraio 2021 - La morte di Davide Astori poteva essere evitata? La risposta è «no», ed è contenuta nella superperizia che il giudice Angelo Antonio Pezzuti ha già, da qualche giorno, sul suo tavolo. Dopo domani, c’è l’udienza; e potrebbe essere il giorno del verdetto, per il professor Giorgio Galanti, pratese, l’ex direttore della Medicina sportiva di Careggi, e ultimo specialista ad aver visitato il calciatore per l’ok all’attività agonistica nel luglio del 2017. Astori, 31 anni, morirà nel marzo successivo, la notte prima della partita della Fiorentina a Udine, ucciso da una cardiomiopatia aritmogena biventricolare che non sapeva di avere. Ma che, secondo l’accusa del pm Antonino Nastasi che ha portato Galanti davanti al giudice per omicidio colposo, avrebbe dato dei segnali proprio durante le prove da sforzo effettuate, secondo protocollo, nel corso degli esami necessari a dare l’abilitazione agonistica.  Galanti ha scelto di essere giudicato con il rito abbreviato, convinto che non ci siano state sviste nel suo operato. La superperizia, firmata da dal medico legale Gian Luca Bruno e dal professor Fiorenzo Gaita, cardiologo di Torino che ha già analizzato il cuore di altri calciatori illustri, come lo juventino Khedira, pare proprio dargli ragione.

I due consulenti del giudice Pezzuti, oltre a confermare le cause della morte (una tachiaritmia ventricolare maligna, conseguenza della cardiomiopatia aritmogena biventricolare), escludono che la tragedia potesse essere evitata in quanto avvenuta nel sonno, in una stanza dove per altro «DA13» dormiva da solo. 

Si sarebbe salvato se avesse avuto impiantato un defibrillatore. Ma Astori non sapeva neppure di essere affetto da quella patologia. Non gli era stato mai applicato un holter, apparecchio che, secondo i consulenti dell’accusa, avrebbe potuto identificare meglio le aritmie comparse negli elettrocardiogrammi di luglio 2017.

Ma anche su questo punto, la «superperizia» giunge a conclusioni tutt’altro che nette. Sì, l’holter avrebbe potuto trovare le aritmie e, se captate, si sarebbero avviati accertamenti più capillari sul cuore del capitano viola. Ma vista la variabilità di quelle aritmie, la probabilità che venissero identificate non era alta. E quel male nascosto, lo portò via a tradimento. Ai suoi cari e a una città intera.