Morte di Astori, la super-perizia: "Una tragedia che non poteva essere evitata"

Giovedì 4 febbraio l'udienza con l'unico imputato, il professor Giorgio Galanti, che ha scelto di essere giudicato con rito abbreviato

Davide Astori (foto Germogli)

Davide Astori (foto Germogli)

Firenze, 1 febbraio 2021 - La morte del calciatore della Fiorentina Davide Astori non poteva essere evitata. E' una delle conclusioni a cui è giunta la perizia dei due “superconsulenti” del tribunale del capoluogo toscano, il professor Fiorenzo Gaita, luminare di cardiologia che ha operato anche il cuore di un altro big del calcio, Khedira, e del medico legale Gian Luca Bruno.

L'esito della perizia, sarà discusso giovedì 4 febbraio davanti al giudice Angelo Antonio Pezzuti, ma è stato recepito positivamente dall'unico imputato, che ha scelto di essere giudicato con il rito abbreviato, il professor Giorgio Galanti, pratese, ex direttore della Medicina Sportiva di Careggi. Le conclusioni ricalcano, in parte, quelle a cui erano giunti i consulenti della difesa, guidata dall'avvocato Sigfrido Fenyes. Ma l'ultima parola spetta al giudice e giovedì potrebbe essere l'udienza decisiva.

Fu Galanti, nel luglio del 2017, a effettuare la visita per l'abilitazione agonistica del capitano della squadra viola, morto durante il sonno alla vigilia di Udinese-Fiorentina, il 4 marzo del 2018. E, secondo l'accusa, non colse alcuni segnali provenienti dall'elettrocardiogramma e dalle prove sotto sforzo.

Secondo la procura, che si è a sua volta avvalsa della consulenza del professor Domenico Corrado di Padova, quei campanelli d'allarme avrebbe dovuto suggerire l'applicazione di un holter per identificare le aritmie del cuore del difensore della Fiorentina.

Ma proprio per l'irregolarità di quelle manifestazioni, dice sempre la superconsulenza, non c'è un'alta probabilità che l'holter avrebbe captato tali aritmie. Nessuno, a cominciare da Astori, sapeva che il calciatore della Fiorentina e della Nazionale era affetto da cardiomiopatia aritmogena biventricolare, il male del cuore che gli provocò una tachiaritmia ventricolare maligna mentre dormiva nella stanza dell'hotel “la di Moret” di Udine.

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