ANDREA SPINELLI
Cronaca

La magia di Joe Satriani e Steve Vai: "Wow, sentite che groove"

A tu per tu con i due mostri sacri della chitarra, pronti a sbarcare a Perugia il 16 luglio per l’Umbria Jazz

PERUGIA

Superband, con la maiuscola. Quando nel ’79 Frank Zappa rimase folgorato dal talento di Steve Vai nelle aule di una istituzione cara ad Umbria Jazz quale il Berklee College of Music di Boston, il chitarrista newyorkese di origini lomelline aveva solo 19 anni e una grande carriera davanti. Carriera già incrociata con quella Joe Satriani, quattro anni più grande di lui, che nei panni di tutor ne aveva rifinito lo stile. Ecco perché ora fa sensazione quella SatchVai Band, con cui fra un paio di settimane varano assieme quel Surfing with the Hydra 2025 Tour che il 16 luglio li sbarca a Perugia, proprio nella cornice di Umbria Jazz, in una serata di chitarre impreziosita nella prima parte dal set del sempiterno Lee Ritenour. Per la coppia si tratta della prima esperienza di band, visto che finora s’erano ritrovati per lo più nella cornice del G3, il progetto a geometria variabile di Satriani che in trent’anni ha coinvolto una dozzina abbondante di colleghi fra cui lo stesso Vai. Oltre ai rispettivi cognomi, in questa nuova avventura Joe e Steve fondono nel titolo dello show due loro chitarre-reliquia, ovvero l’Ibanez JS di Satriani ispirata a “Surfing with the alien”, l’album con Silver Surfer della Marvel in copertina che l’ha reso una superstar planetaria, e la mitologica Ibanez Hydra a tre manici usata di Vai pure nel video di “Teeth of The Hydra”. A parlarne sono Satriani e Vai stessi in collegamento video dalla California.

Siete entrambi nipoti di oriundi italiani.

Vai: "Già. Il mio rapporto con l’Italia è iniziato nel 1982, quando venni con Frank Zappa, per un tour molto lungo che ci portò pure in Sicilia, allo stadio La Favorita di Palermo, dove qualcuno mi disse che eravamo la prima rock band internazionale ad esibirsi sull’isola. Ricordo che, con la mia ingenuità di ventunenne, appena arrivato allungai la mano per prendere un pugno di terra e annusarla. Ero finalmente nella terra delle mie radici".

Joe, sua nonna era di Bari...

Satriani: "La famiglia di mio padre era piacentina mentre quella di mia madre barese. Un po’ come qui in America un padre di New York e una madre del Mississippi. Ecco perché da bambino quando i miei litigavano, e se le dicevano in italiano, non riuscivo a capire bene perché parlassero due lingue diverse".

Vai: "I miei nonni Siro e Alessandrina erano, invece, di Dorno. Così quando sono venuto in Lomellina con mia moglie Pia (Maiocco - ndr) e i ragazzi (Julian Angel e Fireper - ndr) per ricevere la cittadinanza onoraria ho voluto visitare i luoghi dove sono cresciuti scoprendo che vivevano a 10 minuti di distanza l’uno dall’altro. Incredibile che si siano incontrati solo dopo aver traversato l’oceano, a Westbury Long".

Tra voi com’è cominciata?

Satriani: "C’è qualcosa di speciale nel fatto che siamo cresciuti entrambi a Long Island in un’epoca meravigliosa in cui i ragazzi erano stimolati a chiudersi in cantina o in garage per imbracciare gli strumenti e dare il meglio di loro. Ecco perché oggi, quando questo avviene, finisce col riaffiorare tra noi un passato che non passa".

Una super coppia ha bisogno di una super band.

Satriani: "E noi l’abbiamo. Quando ti ritrovi accanto Kenny Aronoff alla batteria, Marco Mendoza al basso e Pete Thorne alla chitarra, cos’altro puoi volere? In prova con Steve ogni tanto ci lanciavamo delle occhiate per dirci: wow, senti che groove!".

Kenny Aronoff in Italia è conosciuto anche per aver suonato pure nella band di Vasco Rossi.

Satriani: "Kenny mi ha parlato di spettacoli davvero fantastici con Vasco. Credo che pure un altro mio amico, Stef Burns, suoni con lui. Stef è un chitarrista favoloso, davvero bravo, che ha vissuto nel Nord California per molti anni e ha suonato con Alice Cooper prima di trasferirsi in Italia. L’ho sempre considerato un grande chitarrista".

Oltre ad Umbria Jazz il tour tocca Montreux ed altri festival jazz, cambia in quel contesto l’approccio rispetto ai concerti abituali?

Satriani: "Cambia sempre. Ogni pubblico è diverso. Credo che Steve sia d’accordo, ogni volta che sali sul palco devi prepararti, aprire il cuore alle tue emozioni e provare ad incrociare quelle del pubblico. Per come intendiamo noi questo mestiere, ogni giorno è un giorno nuovo, ogni spettacolo è uno spettacolo nuovo".