MANUELA PLASTINA
Cronaca

La lotta contro il diabete. Cure speciali al Meyer. E la malattia rallenta

Terapia con un nuovo farmaco consente di ritardare l’inizio della patologia. Successo su un ragazzino di 13 anni. "Così avrà una migliore qualità di vita".

Immagine d’archivio di una farmacia. Al Meyer sperimentato un nuovo medicinale

Immagine d’archivio di una farmacia. Al Meyer sperimentato un nuovo medicinale

Il trattamento effettuato al Meyer di Firenze, tra i primi in Italia, segna una vera rivoluzione per il diabete di tipo 1: è stato rimandato di qualche anno l’insorgere della malattia in un paziente di 13 anni. Il bambino è stato sottoposto a un’infusione endovenosa di teplizumab per 14 giorni e ha effettuato un monitoraggio clinico quotidiano, anche attraverso esami di laboratorio. Ora è a casa, sta bene, non ha avuto reazioni avverse. In futuro avrà il diabete, ma non subito.

"Ritardare anche solo di pochi anni l’insulino-dipendenza e mantenere una seppur ridotta funzionalità beta cellulare residua è fondamentale soprattutto in età pediatrica – spiega il dottor Lorenzo Lenzi, attuale responsabile facente funzione della diabetologia dell’AOU Meyer –: diminuire il tempo di esposizione all’iperglicemia, all’ipoglicemia e alla variabilità glicemica significa ridurre le complicanze croniche, significa migliorare la qualità di vita, ma anche migliorare le performance fisiche e psicologiche di quel bambino". Il teplizumab - arrivato in Italia lo scorso anno - riduce l’aggressività dei linfociti T verso le cellule beta, quelle che producono l’insulina, portando così a un ritardo nell’inizio della dipendenza dalla stessa. Il diabete mellito di tipo 1 infatti nizia anni prima della comparsa dei sintomi tipici: nel sangue si ritrovano anticorpi che testimoniano l’aggressione autoimmune dell’organismo verso le cellule del pancreas, produttrici di insulina (cellule beta). Ora, grazie anche all’esperienza positiva del Meyer, è possibile intervenire con un farmaco che agendo sul sistema immunitario rallenta la distruzione delle beta cellule: si ritarda così l’esordio clinico del diabete.

Un risultato che ha anche un effetto indiretto: incentivare l’intercettazione dei soggetti a rischio in tempi rapidi per prevenire l’esordio, ridurre il tempo di iperglicemia che precede la diagnosi, iniziare eventuali trattamenti immunomodulatori quanto prima attraverso gli screening di legge e sulle persone con familiarità o categorie con patologie correlate come celiachia, tiroidite, artrite idiopatica giovanile, psoriasi, vitiligine. Il primo paziente sottoposto a questa nuova terapia al Meyer, tra i primi in Italia, è stato scelto tra 100 bambini positivi agli anticorpi anti beta cellula e reclutati dalla diabetologia per questa loro caratteristica.

Al trattamento, approvato dalla direzione sanitaria e autorizzato dal Comitato etico, è stato coinvolto un team multiprofessionale di pediatri diabetologi, internisti, immunologi, personale infermieristico del reparto e della ricerca e farmacisti. Ha assistito anche un medico speciale: la dottoressa Sonia Toni, oggi in pensione, ma per 40 anni cuore della diabetologia.

Manuela Plastina