
L’equipe che ha eseguito l’intervento all’ospedale Santa Maria Annunziata di Bagno a Ripoli
di Manuela PlastinaFIRENZEAveva nell’ovaio una cisti così grande che, quando è stata asportata e pesata, anche i medici stentavano a crederci: pesava 42 chilogrammi. È stata tolta dal corpo di una giovane donna grazie a un intervento mini invasivo che ha permesso anche di preservare la sua fertilità. La straordinaria chirurgia ginecologica è stata effettuata nelle sale dell’ospedale Santa Maria Annunziata. A prendere in carico il particolare caso è stata l’equipe chirurgica del dottor Alberto Mattei.
La donna si è accorta di avere qualcosa a causa di dolori allo stomaco e al fegato: la cisti di origine ovarica era così grande e pesante da comprimere anche gli organi vicini. Ovviamente anche il peso della signora è stato compromesso da questa presenza così invadente: la bilancia segnava 120 chilogrammi, ma poi i medici hanno capito che ben 42 di questi in realtà erano causati da quest’ospite particolarmente pesante e sgradito, oltre che fonte di disturbi e rischi importanti. Anche per l’età della giovane donna, dopo aver utilizzato una diagnostica avanzata, è stato deciso di tentare un approccio chirurgico mininvasivo, combinando delle ecografie intra operatorie; durante l’intervento sono state usate in contemporanea due telecamere intra addominali e intracistiche.
La massa ovarica è stata asportata con una mini-incisione ed è stato anche ricostruito l’ovaio da cui proveniva la neoformazione, permettendo così alla ragazza di mantenere integre le sue possibilità riproduttive. L’istologia ha dato l’esito sperato: la lesione è benigna. Non ci sarà bisogno di ulteriori trattamenti.
"La paziente è stata subito bene – spiega il dottor Mattei – e dopo 48 ore dalla sala chirurgica, era già tornata a casa. Al controllo ad un mese dall’intervento, la guarigione è risultata completa". Il suo caso diventerà oggetto di studio da parte degli specialisti del settore, portato come esempio clinico a convegni e simposi a partire dal Congresso della società italiana di ginecologia endoscopica a Verona il 12 settembre. Verrà presentata la tecnica endoscopica affinata dall’equipe della struttura operativa complessa ostetricia e ginecologia del Santa Maria Annunziata: "Ha permesso di evitare la laparotomia longitudinale, minimizzando il trauma chirurgico e preservando la funzione riproduttiva della paziente – sottolinea Mattei -. In casi opportunamente selezionati, anche se non frequenti, può essere applicata anche a situazioni apparentemente non compatibili con il trattamento mininvasivo". Un successo sanitario per il quale Mattei ringrazia l’equipe chirurgica e infermieristica anestesiologica: "Hanno permesso di superare le difficoltà cardio respiratorie che possono verificarsi nell’utilizzo dell’endoscopia in pazienti in sovrappeso e con contemporanea compressione dei grossi vasi addominali".