TERESA SCARCELLA
Cronaca

Il reporter a bordo della Flotilla: "Ci ripariamo nelle acque greche". Il timore di un’escalation nella notte

Il fotografo fiorentino Niccolò Celesti è su una delle barche dirette verso Gaza per portare aiuti umanitari "Siamo stati svegliati dalle esplosioni, nessun ferito per fortuna. Non ci fermiamo, ma siamo prudenti".

Niccolò Celesti, fotoreporter fiorentino, salpato con la Global Sumud Flotilla

Niccolò Celesti, fotoreporter fiorentino, salpato con la Global Sumud Flotilla

di Teresa Scarcella

FIRENZE

"La nave italiana inviata dal ministero della Difesa dovrebbe essere arrivata, vediamo un’imbarcazione militare dietro di noi. Ma ci hanno appena informati di una probabile escalation di Israele nella notte". È l’aggiornamento di ieri pomeriggio che ci arriva direttamente da una delle barche della Global Sumud Flotilla, la grande operazione umanitaria che punta verso Gaza. A bordo c’è Niccolò Celesti, fotoreporter fiorentino, salpato da Catania a inizio mese. Dopo i ripetuti attacchi avvenuti in acque internazionali a largo di Creta, nella notte tra martedì e mercoledì, il governo italiano ha inviato una nave da guerra di supporto, ma la situazione è concitata e in continua evoluzione. Intorno alle 17 di ieri la flotta si è messa in moto in direzione Grecia.

Niccolò che indicazioni avete ricevuto?

"Ci stiamo portando dentro le acque territoriali greche. Non era questo il piano, all’inizio dovevamo solo avvicinarci, in modo da entrare in caso di un altro attacco israeliano. Il problema è che dopo la buona notizia dell’arrivo della fregata italiana, è arrivata anche la comunicazione di un nuovo attacco per la nottata. Dal ministero ci hanno messo in guardia dicendoci che non possono garantirci sicurezza con una sola nave. Quindi stiamo cercando riparo. Sembra esserci tensione fra l’Italia e Israele in queste ore".

Facciamo un passo indietro. Cosa è successo la scorsa notte?

"Io mi stavo riposando tra un turno e l’altro, sono stato svegliato da chi era al timone. C’è stato un primo attacco, una prima esplosione e poi subito dopo un’altra. Ci siamo messi tutti in modalità di emergenza".

Ovvero?

"Tutti con il giubotto di salvataggio. Barche vicine e giù le vele".

Siete riusciti a vedere qualcosa?

"C’erano una decina di droni che volavano sulle nostre teste. Alcuni classici, di quelli che ho già visto in Ucraina, usati per controllare e osservare da vicino, con mega telecamere. Altri quadricotteri, senza luci, che hanno rilasciato delle cariche esplosive sulle barche. Si chiamano flashbang e servono a stordire: un grande rumore e spostamento d’aria fino a rompere le vele e infatti così è stato in alcuni casi. Su una nave è stato trovato anche del liquido, non sappiamo se urticante o meno. Per fortuna nessuno è rimasto ferito, qualche barca è rimasta acciaccata. Abbiamo ridotto la velocità, ma non ci fermiamo. Abbiamo visto passare due, tre volte anche un aereo militare israeliano, avvistato anche oggi tra l’altro (ieri per chi legge ndr)".

Come avete accolto l’invio di una nave da parte del ministero della Difesa?

"È indubbiamente un segnale per Israele. Anche perché una nave militare ha gli strumenti per evitare che i droni si alzino in volo e quindi ci attacchino. È stata una svolta positiva da parte di Crosetto, da veri patriottici, che testimonia l’impatto politico di questa operazione. Serve però che la presidente Meloni prenda le distanze".

Qual è lo stato d’animo dopo gli ultimi avvenimenti?

"Assolutamente ottimo. Abbiamo chiari i motivi della missione e siamo consapevoli che il rischio di essere arrestati è molto alto. A meno che non si arrivi prima a qualche accordo diplomatico. Io non entrerò mai nel mare di Gaza, credo sia un’utopia pensare di riuscirci. Quando arriveremo in acque cosiddette arancioni, quindi non sicure, inizieremo a pensare alle procedure".