
Andy Bianchedi, mecenate di Palazzo Strozzi; in alto Tracy Emin
Appassionato e collezionista di arte, dal 2020 è il promotore del progetto “Palazzo Strozzi Future Art”. Un mecenate, fiorentino solo d’adozione, innamorato della città, che dal 2022 è nel Cda di Palazzo Strozzi, diventando dallo scorso anno sostenitore statutario. Andy Bianchedi è un imprenditore del mondo, che incarna l’idea del vero filantropo, attraverso la Fondazione Hillary Merkus Recordati, creata in memoria della madre. Nel 2024 ha ricevuto le Chiavi della Città dall’allora sindaco Nardella. Andy Bianchedi, lei ha finanziato anche “Microcosmo Confession“. Perché? "Perché l’intento principale è avvicinare il mondo dei giovani all’arte. E Microcosmo si adatta moltissimo, un magazine che affronta un’artista come Tracy Emin, con una concessione espressiva molto forte ma comunque vicina ai ragazzi. E sono felice di aver rinnovato per altri tre anni il rapporto della mia Fondazione con Palazzo Strozzi, con molti altri programmi". Come nasce il rapporto con Firenze? "Mia madre mi ha sempre portato nelle città d’arte, d’Italia e del mondo. E sono cresciuto in una famiglia dove c’è sempre stata grande passione per la cultura. A Firenze sono arrivato grazie all’amico Leonardo Ferragamo che mi ha introdotto a Palazzo Strozzi, facendomi conoscere i progetti della Fondazione, che ho trovato di altissimo livello". Lei è spesso qua ma vive tra Milano, New York e Londra. Come trova i fiorentini? "E’ una città meravigliosa, con la reputazione di essere chiusa, restia alle novità, che invece ho trovato molto recettiva". Ad esempio? "Quando sono andato all’Università a proporre una borsa di studio che avevo in mente, ho trovato porte aperte e un feed back positivo. E infatti abbiamo creato il progetto “Navigare il futuro“. Ora la seconda borsa di studio che presenteremo a ottobre sarà aperta a tutte le università toscane. L’abbiamo pensata interdisciplinare. Volevo infatti creare un contesto per far interagire ragazzi di diverse specialità: ho messo insieme filosofi, ingegneri, medici, studiosi di sociologia, per creare un progetto formativo. E devo dire che tutti i finalisti della borsa di studio sono stati fantastici". Con la sua società ‘Family Office’, in campo immobiliare e finanziario, cosa fa di preciso? "Proviamo ad andare dove c’è qualcosa di interessante. Il minimo comune denominatore dei nostri investimenti è sulle persone, su quelli che crediamo essere talenti. E fino ad ora non ci hanno mai deluso. Un esempio? Abbiamo investito in due ragazzi ingegneri di Catania che avevano inventato un’applicazione per la geolocalizzazione col magnetismo terrestre invece che satellitare, utile nei musei con mura spesse dove il segnale non arriva. Ora questi ragazzi lavorano a Los Angeles". Perché in Italia ci sono pochi mecenati? E’ un problema fiscale? "No, è principalmente culturale. Forse di individualismo accentuato. L’aspetto fiscale potrebbe aiutare ma non è una condicio sine qua non. Il ritorno per chi dona non è economico, ma di un arricchimento personale incredibile. Oltre a Palazzo Strozzi sostengo molte altre realtà, fra cui Mare Vivo e San Patrignano, e quando ti rendi conto di essere partecipe anche di una piccola parte dei risultati positivi, ne sei molto soddisfatto".