Non avevano mai visto la neve, e l’inverno del 1944 non ebbe pietà per i soldati arrivati da Copacabana e da altri luoghi mitici del Brasile. Pagarono il loro tributo di sangue per la nostra liberazione, ma seppero anche costruire dei legami incredibili con la popolazionee. Con gli italiani stanchi di guerra e dittatura, che riconobbero in loro grande generosità ed empatia.
Il Brasile aveva dichiarato guerra a Germania, Italia e Giappone nel 1942. Nel 1944, dopo due anni di preparazione, la Forza di spedizione brasiliana (Feb) arrivò in Italia con 25.834 soldati; 457 di loro non tornarono a casa. La Feb fu impiegata sugli appennini fra Toscana ed Emilia per l’ultimo assalto alla linea Gotica.
Vinicius de Carvalho, professore del King’s College di Londra, ha studiato a lungo non solo l’impegno militare dei suoi connazionali, ma seguendo le storie del nonno, ha puntato anche sulle relazioni umane e sulle storie che i soldati riportarono dall’Italia.
Il frutto di questo lavoro è il documentario, ‘E arrivarono i brasiliani’, nel quale sono raccolti tutti questi racconti. Il documentario sarà presentato in autunno in Italia, a Pisa, Pistoia e Firenze. Ma parla tanto della nostra gente. Con interviste a coloro che hanno vissuto con i soldati brasiliani, vengono ricordati sia i momenti di dolore, che i momenti di collaborazione che la guerra ha portato.
Singolari alcune storie: il pistoiese Mario Pereira ha ricordato l’arrivo di suo padre in Italia e le devastazioni della guerra. Sua madre, Giuliana Menichini, ha raccontato com’è nata la loro storia d’amore: una semplice festa data per la promozione a sergente del futuro marito, uno sguardo, il permesso chiesto ai genitori come usava. Altri racconti toccanti, quelli di Iolanda Marata e Vanna Fedi una pistoiese, l’altra emiliana: la cronaca dei mesi di convivenza coi soldati brasiliani, uno scambio di umanità che riportò in quelle famiglie gioia e speranza. Antonio Inham, detto Toninho, veterano di quelle battaglie ha fatto rivivere i dolorosi momenti dello sbarco in Italia e dei combattimenti.
Pistoia è la città con più legami con la Feb e col Brasile, non solo per il memoriale ai caduti brasiliani. "Il mio documentario – ha detto Vinicius De Carvalho – non parla delle battaglie e delle azioni militari di questi soldati, ma di quello che hanno portato in quanto esseri umani in Italia e alla sua popolazione. È un film sull’amore e l’umanità, anche durante le crudeltà della guerra". I campi di battaglia della Campagna d’Italia durante la seconda guerra mondiale, furono il primo grande esperimento di inclusione della storia. Dietro a quelle divise tutte uguali, genericamente ‘americane’ o ‘inglesi’ ci furono popoli ed etnie che diedero il loro contributo alla nostra liberazione dal nazifascismo, per chiedere a loro volta dignità come popolo, diritti civili, o il superamento del colonialismo.
Con il D-Day alle porte, gli alti comandi alleati ritennero il fronte italiano meno importante rispetto alla Normandia. E lasciarono a combattere qui da noi reparti di riserva, truppe arrivate dai più lontani paesi del Commonwealth.
Questo strano melting pot di culture, a parte casi dolorosi documentati dalla storia come quello degli abusi compiuti dai goumier marocchini nella risalita da Cassino al senese, ebbe come risultato la nascita di legami, connessioni, e affetti con la popolazione locale che vanno avanti ancora oggi. "In mezzo a tanto dolore – ha concluso il professor De Carvalho – questi uomini e queste donne si sono sentiti cittadini del mondo. Un lascito che non va dimenticato soprattutto in questi tempi di conflitti e muri tra i popoli".