Firenze, 19 giugno 2025 – “Via radio i montatori mi davano indicazioni e io, tenendo conto delle misure e dei pesi, ho manovrato l’operazione da terra con due joystick. Come se fosse un gioco alla Playstation ma senza il tasto reset in caso di errore”. È il racconto del gruista più famoso di tutta Firenze (e non solo), Roberto Amadori, colui che fattivamente ha tirato giù la grande gru del cantiere dei nuovi Uffizi, installata nel piazzale del celebre museo fiorentino nell’ormai lontano 2006. L’intervento, iniziato alle 7,45 di lunedì scorso, si è concluso martedì all’ora di pranzo con trasporto in notturna degli ultimi pezzi del “mostro metallico” (così ribattezzata la gru dal direttore degli Uffizi, Simone Verde) a cura della ditta Tosco Meccanica.

“Si è trattato di un intervento abbastanza ’semplice’” dice il dipendente della ditta Caf di Firenze che ha 23 anni di esperienza. “Certo, questo è stato un intervento ’spettacolare’ perché non capita tutti i giorni di manovrare l’autogru tra capolavori d’arte senza tempo. Solitamente interveniamo in cantieri fuori dal centro storico e spesso per montare condizionatori degli alberghi” dice, ridendo. “Tutta la squadra ha lavorato con un occhio di riguardo, il contesto storico richiedeva massima attenzione, anzi di più” aggiunge ricordando che a dargli il cambio è stato il gruista Leonardo Cioni. “Fortunatamente il vento di martedì non ci ha dato noia perché la parte più alta della gru edile era già stata smontata” racconta ammettendo, però, di essersi sentito molto osservato vista la gran quantità di telecamere e macchine fotografiche dei media. “Ma anche di persone normali, fiorentini e turisti, curiosi di capire cosa stavamo facendo. Una signora addirittura si è fermata per ringraziarci. Ci ha detto: ’Grazie, grazie, finalmente Firenze torna a splendere’” aggiunge Amadori che ha comandato l’operazione da ’terra’, dalla cabina di guida della sua autogru.
La ’liberazione’ del piazzale degli Uffizi dalla ’giraffa metallica’ che per vent’anni ha ridisegnato lo skyline della città, è stata studiata e pianificata in ogni minimo dettaglio. “Avevamo fatto un sopralluogo nei giorni precedenti e preso le misure della gru da togliere, l’altezza e il peso, per poter intervenire con il macchinario più adeguato, in questo caso un’autogru con braccio telescopico di 72 metri e alta 56 metri. Il mio compito è stato quello di guidare tramite il pc l’operazione” spiega svelando i trucchi del mestiere. “La difficoltà è solo una: non avendo una telecamera mi dovevo basare soltanto sulle indicazioni via radio ricevute dai montatori che, imbragati, si trovavano sulla gru da togliere” conclude Amadori sottolineando che anche le operazioni di smontaggio ”sono filate lisce. E non era scontato: la torre è stata divisa in sei pezzi, altrettanti il braccio per un totale di circa 15 pezzi”.