
La caccia al Dna del genio fa passi in avanti: il più anziano ha 90 anni e il più giovane è un impiegato di 40 anni
La caccia al Dna di Leonardo da Vinci fa un passo avanti grazie all’individuazione del cromosoma Y, condiviso da sei discendenti del padre del genio del Rinascimento e del fratellastro, Domenico Benedetto. Cinque sono ancora in vita: il più giovane ha poco più di 40 anni ed è un impiegato statale, il più anziano ha 90 anni, uno è invece scomparso. Nessuno è di Vinci, ma tutti sono toscani: quattro vivono in comuni vicini. Due a Montelupo Fiorentino e altrettanti a Lastra a Signa (Firenze); il quinto è a Forte dei Marmi (Lucca). È la novità principale contenuta nel volume ‘Genìa Da Vincì, del leonardista Alessandro Vezzosi (foto) e della storica Agnese Sabato, presentato oggi a Firenze. Il libro, pubblicato da Pontecorboli con sostegno della Richard Lounsbery Foundation e il patrocinio del Comune di Vinci, nell’ambito del ‘Leonardo Dna Project’ lanciato dalla Rockefeller University di New York, contiene l’ultimo aggiornamento di 30 anni di ricerche. "Il nostro obiettivo nel ricostruire le vicende familiari dei da Vinci fino ai nostri giorni, valorizzando e salvaguardando i luoghi legati a Leonardo, è finalizzata alla ricerca scientifica sul suo Dna - afferma Vezzosi - attraverso il recupero, potremo comprendere le radici biologiche della sua straordinaria acutezza visiva, della creatività e, forse anche della sua salute".
Un complesso lavoro su un arco temporale lungo sette secoli: un albero genealogico che risale al 1331 e coinvolge anche i rami familiari estinti, attraverso 21 generazioni e oltre 400 persone. Analizzando fonti e documenti d’archivio, gli autori hanno individuato 15 discendenti maschi - ci sono anche dei minori, il più piccolo è nato nel 2020 - mentre due adulti sono nel frattempo morti, appartenenti alla linea diretta patrilineare, fondamentali per lo studio del cromosoma Y. Da una scrematura, sei sono stati coinvolti con successo nelle analisi comparative del Dna da parte di David Caramelli (presidente del Sistema museale dell’Ateneo fiorentino e coordinatore del progetto per gli aspetti antropologici e molecolari) e dell’antropologa forense Elena Pilli, capitana in congedo della riserva del Ris di Roma. Le analisi hanno confermato la continuità genetica della linea maschile della famiglia da Vinci almeno a partire dalla 15/a generazione. Tuttavia, la quadratura del cerchio - il match col Dna dei discendenti viventi - potrebbe arrivare da una sepoltura familiare individuta nella chiesa di Santa Croce a Vinci, dove ci sono scavi archeologici in collaborazione con l’Università di Firenze. Qui potrebbero esser stati sepolti dei parenti di Leonardo, dal nonno ai fratellastri. Una prima tomba è già stata individuata; gli antropologi Alessandro Riga e Luca Bachechi hanno recuperato frammenti ossei, alcuni sono stati sottoposti al radiocarbonio per la datazione. Un reperto con data coerente con l’età dei presunti parenti di Leonardo è stato sottoposto ad indagini paleogenomiche che sono in corso. Dalle analisi preliminari condotte dallo stesso Caramelli e da Martina Lari, antropologa molecolare, risulta un individuo di sesso maschile.
"Sarà necessario svolgere altre analisi più approfondite che ci consentiranno di valutare se il Dna estratto dal reperto è sufficientemente preservato".