Emanuele Baldi e Claudio Capanni
Cronaca

Firenze, giunta al primo giro di boa. Giorgio top, mamma Perini super. Biti in ombra, Paulesu e Danti ni

Galgani non strappa ma non incide (è la vicesindaca), Vicini ce la mette tutta. Bettarini, lo sherpa della sindaca tra Pergola e Multiutility e Sparavigna non decolla

Lla sindaca Sara Funaro (foto Marco Mori/New Press Photo)

Lla sindaca Sara Funaro (foto Marco Mori/New Press Photo)

Firenze, 28 giugno 2025 – Firenze è un osso duro. Lo era quando Berta filava, figurarsi oggi con la trasformazione in atto di una città formato AirBnb inaccessibile ai giovani, con un tessuto sociale impoverito, sfilacciato e martoriato da una microcriminalità più disperata che cattiva. Una città-cantiere che procede per sottrazione di residenti verso l’hinterland, con il cuore del centro storico che ha battiti alieni e prezzi drogati, un’industria svanita e spazi sociali al lumicino. Un anno fa la prese per mano la sindaca Sara Funaro che formò una giunta giovane con qualche innesto d’esperienza. Dopo un anno le nostre pagelle.

INFOGRAFICA: I VOTI ALLA GIUNTA

Letizia Perini, cresciuta a pane e politica al Galluzzo, già granitico serbatoio di consensi per babbo Nicola, oggi al vertice di Publiacqua e zia Serena, presidente del Quartiere 3, ha ereditato la delega dello sport da Cosimo Guccione. Impalpabile il lustro nardelliano di quest’ultimo quindi con Perini l’upgrade era quasi fisiologico. Ma c’è di più. Da neomamma si sbattezza, ci mette la faccia (guai della Costoli in primis), lava i panni sporchi della tormentata vicenda Franchi che pure non sarebbe in capo a lei. Negli ambienti delle società sportive è stimata, lavora bene con gli educatori di strada. Promossa, voto 7+.

Laura Sparavigna. I casi sono due. O l’allenatrice Funaro ’non la vede’ e lei fa troppa panchina o la stessa non trova l’alchimia con i compagni e resta ai margini della manovra. Perché sulla carta sarebbe il profilo più interessante della giunta. Vispa, ’digitale’, una delle poche con orizzonti ’internazionali’, che qui vuol dire vedere oltre Novoli e Sorgane. Eppure non riesce a imporre ancora il suo marchio di fabbrica, quella Firenze ’smart’ che sarebbe nelle sue corde. Le diamo un 6 di attesa.

Caterina Biti, assessora all’urbanistica, ex senatrice, è tra i profili più esperti, ma a oggi sembra in ombra al netto del buon lavoro svolto nel Piano operativo. Forse indebolita, lei riformista, dal nuovo corso del Nazareno sposato da Funaro e da una capacità di comunicazione meno incisiva di altri per ora non lascia il segno. Ha in carico il decoro urbano che ad oggi non pare il fiore all’occhiello della città. Voto 5.

Andrea Giorgio è l’architrave della giunta. Il più ’politico’ si è ritrovato sul groppone le deleghe più pratiche e dure, da maniche tirate su: sicurezza, Polizia municipale, mobilità e soprattutto la tramvia, croce e delizia dell’ultimo quarto di secolo di storia urbana. Partenza complessa con i ritardi infiniti della Vacs e prime inevitabili critiche. Ma proprio quando sembrava all’angolo ne è uscito. Con un pool di agenti ad hoc ha messo mano alle Cascine dove le cose ora vanno meglio, si sta industriando per sbaraccare l’abusivismo del centro, ha messo mano con i tecnici a una viabilità contorta migliorandola specie sull’asse dei viali (al netto di questi giorni di caos) e ha dato sprint ai cantieri del tram mai così lesti e pieni di operai. Ad oggi va a lui il voto più alto in pagella: 7,5.

Dario Danti, la ‘garra’ la tira fuori a novembre con un messaggio al concessionario che gestisce Le Mulina. Tuona: “Mandate il cronoprogramma della manutenzione o siete fuori”. Quattro mesi dopo: concessione revocata e bando per nuovo gestore. Così Danti, prof in aspettativa e assessore in quota Sinistra Italiana si fa sentire su una (della sfilza) delle sue deleghe: Patrimonio non abitativo. Ma sulle altre, Lavoro, Università e Ricerca, Partecipazione e Beni Comuni, non decolla. Se non per l’altro ultimatum, che invia ad aprile alla ditta incaricata di fare il centro giovani all’ex Meccanotessile. Rituona: “Il cantiere riparta il prima possibile”. Nel suo entourage è conosciuto come riflessivo e gran lavoratore. Il carattere c’è, le occasioni per incidere (non solo politcamente) forse ancora non sono arrivate. Voto: 5+.

Nicola Paulesu. L’eredità ingombrante è doppia. La prima: essere un pronipote di Gramsci. L’altra: aver ricevuto il testimone di una delega che era nelle mani dell’attuale sindaca: Welfare e Casa. Missione tosta in una città con 20mila famiglie in disagio abitativo. Lui, psicoterapeuta ci si è tuffato come in un match di scherma, suo sport preferito. Impegno nel fare le mosse giuste, evitando passi falsi. Pregio e difetto assieme: manda avanti come una locomotiva il piano casa (in parte disegnato dalla giunta Nardella) stanziando 20 milioni nel piano triennale per alloggi Erp nuovi di zecca. Dietro le quinte e con gli uffici lavora sodo: è descritto come uno degli assessori più generosi, ma in pubblico appare poco e lo fa in ticket con la sindaca. Si smarca su Sollicciano e tira la stoccata al ministro: “Il carcere va demolito, Nordio a venga a visitarlo”. Lavora bene, ma si scorda di spiegarlo ai fiorentini. Pregi di un tecnico, peccati di un politico. Voto: 6–

Benedetta Albanese. Reduce da una delega da trincea, quella alla Sicurezza, è rimasta in piedi incassando le abbaiate dei fiorentini, ma creando un filo diretto con molti rioni della città e varando un robusto piano telecamere. Diplomatica, ma volitiva è stata scelta l’anno scorso per un delega più soft: Educazione. Il parco delle 92 sezioni comunali nelle scuole d’infanzia comunali sono roba sua. E i rapporti con genitori e dirigenti scolastici filano lisci. Ha le spalle larghe per ribattere all’opposizione ed è impegnata nel delicato iter per la creazione di una società in house che gestisca le mense scolastiche. Ma ancora la fine sembra lontana e, dopo il primo annuncio, la città non ha saputo più nulla. Voto 6–.

Giovanni Bettarini. L’ex assessore al Bilancio, oggi è più di un assessore alla Cultura e Partecipate. Se Berlusconi aveva Gianni Letta, Funaro ha il suo Gianni ‘Betta’: conosce a menadito i bilanci e sa quanto e come si può forzare sulle voci di spesa o fare un passo indietro. Ha esperienza politica e quando serve è in grado di fare il ‘commissario’ di giunta e indirizzare la partita. Come affiancare la prima cittadina nella delicata partita per la successione dell’ex dg della Pergola, Marco Giorgetti, con il quale ha trattato personalmente la buonuscita. Sulla Cultura parla alla pancia della città. Una mossa gradita? Riaprire il Forte Belvedere gratis per tutti i fiorentini. Ma resta da pelare un’altra gatta: la governance della Multiutilty e a stretto giro, l’approvazione del bilancio necessario per rimpiguare le casse dei comuni. Voto: 7-

Paola Galgani. Ha promesso uno spazio verde a 300 metri dalle finestre di ogni residente. Promette prati, ma i fiorentini sono bizzosi e chiedono alberi. Lei programma anche quelli e ne annuncia 3 visibili da ogni finestra. Intanto però c’è chi si infuria per quelli tirati giù per far spazio alla tramvia. Lei, grazie all’esperienza ai vertici della Cgil, ha imparato che mediare è la via giusta e che fra 5 anni le chiome verdi le daranno ragione. Nel frattempo smussa le polemiche e non strappa mai. Fa la tecnica e dà mandato per guarire le isole di calore che bruciano sulla pelle della città. Ma deve fare anche la vicesindaca e gestire la partita politica dove Funaro gliene dà mandato. Non un impegno da poco. Il suo è un 6+ che, con gli alberi fioriti, cresciuti e piantati, potrebbe sbocciare in un 8.

Jacopo Vicini. Profilo giovane, si sa muovere, anche se ogni tanto inciampa. Ha seguito tutta la battaglia per limitare gli eccessi degli Airbnb e lavorato in sinergia con Giorgio per cancellare le brutture estetiche di zone nobili come San Lorenzo e l’Oltrarno. Ora sta monitorando la storica migrazione dei pullman turistici alle Cascine. Si sta facendo le ossa. Per lui 7.

E alla fine la Giunta guadagna un onesto 6+. Migliorabile.