Georgofili, distruggere l’arte per ferire il Paese: ora agli Uffizi arriva Risarcimento

Di nuovo in mostra le 81 opere che gli artisti di tutto il mondo donarono alla Galleria ferita. Il direttore Schmidt: "Si dimostra con la creatività che la civiltà non si cancella con le bombe"

Firenze, 23 maggio 2023 – Distruggere il patrimonio artistico per ferire a morte un Paese, la sua identità e con essa i simboli della civiltà in cui gran parte del mondo si riconosce.

Lo capirono subito anche i più grandi artisti se pur lontani da Firenze, di ogni parte dell’Italia, dell’Europa, dell’America, che la bomba ai Georgofili mirava ai capolavori degli Uffizi. E che forse solo per caso, nella notte del 27 maggio 1993, rimasero uccise cinque innocenti.

Andarono in fumo comunque tre importanti dipinti, altri 153 rimasero danneggiati insieme a una cinquantina di sculture, senza contare i danni alle strutture, le architetture e agli arredi del complesso vasariano.

Un attacco al tempio dell’arte, che indignò, scosse e commosse. E così in poco tempo, come era accaduto per l’alluvione del ’66, i più grandi artisti del mondo si mobilitarono e risposero all’appello lanciato dall’allora direttrice degli Uffizi, Annamaria Petrioli Tofani, insieme al collezionista pratese Giuliano Gori. Si invitò a rispondere alla barbarie degli stragisti con un segno concreto della loro creatività, inviando alla Galleria ferita una loro opera. E questo per dimostrare quello che ha detto ieri l’attuale direttore degli Uffizi Eike Schmidt: "L’arte è segno tangibile che la civiltà non si cancella con le bombe".

Arrivarono 81 opere, che da oggi al 16 giugno, sono esposte con un titolo che riassume il senso di quelle donazioni: “Risarcimento. Per non dimenticare”.

Curata da Chiara Toti e Petrioli Tofani, la mostra è nelle nuove sale al piano terra degli Uffizi, da dove ogni giorno passano migliaia di turisti italiani e stranieri, che non potranno non vedere l’omaggio da parte del gotha degli artisti contemporanei ai maestri del passato, in ricordo della bomba dei Georgofili.

La raccolta incluse tre importanti lavori di Joseph Beyus, Donald Judd, Henry Moore, regalate al museo dai collezionisti Buby Durini e Lucrezia De Domizio Durini di Bolognano, Giuseppe Panza di Biumo e dallo stesso Gori. E poi opere di Kengiro Azuma, Piero Dorazio, Louise Bourgeois, Magdalena Abakanowicz, Karel Appel, Arman, Georg Baselitz, Enrico Castellani, Christo e Jeanne-Claude Christo, Enzo Cucchi, Emilio Isgrò, Dani Karavan, Paola Levi Montalcini, Sol Lewitt, Dennis Oppenheim, Robert Rauschenberg,Luigi Mainolfi e tanti altri.

"Questa mostra è dedicata alla famiglia Nencioni distrutta, allo studente Capolicchio e a tutti coloro che rimasero feriti - ha detto Schmidt –. E agli Uffizi, che pur continuando a mostrare i segni di quel disastroso attacco, seppero risollevarsi grazie al sostegno delle Istituzioni e dei cittadini. La direttrice di allora, Annamaria Petrioli Tofani, ebbe l’animo non solo di dirigere i lavori di ripristino ma anche di pensare al futuro, potendo contare su un collezionista di eccezionale sensibilità come Giuliano Gori".

“Sono passati trent’anni, ma i ricordi non hanno perso niente del loro carico di sensazioni, di sentimenti, di pensieri, di angoscia – ha commentato Maria Petrioli Tofani –. È nostro compito, oggi, fare in modo che anche le nuove generazioni sappia no e ricordino, se vogliamo che episodi di questo genere non debbano accadere di nuovo". "Ciò che è accaduto con ’Risarcimento’ potrebbe essere una consolazione morale a fronte di una realtà violenta e ostile: a volte l’arte ha la forza di opporsi al male. Purtroppo diversi artisti della mostra non sono più fra noi, questa è anche un’occasione per ricordarli, per ricordare il loro affetto verso Firenze. L’arte può risarcire? Non lo so, senz’altro può contribuire a tenere viva la speranza in un mondo migliore". Alla presentazione sono intervenuti l’ex procuratore capo di Firenze Giuseppe Quattrocchi e il pm Giuseppe Nicolosi che ha condotto le indagini sulla strage, che ha sottolineato: "I danni e le macerie dei Georgofili, a Firenze si erano visti solo nel Dopoguerra".

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