LISA CIARDI
Cronaca

" Addio Ataf, sparisce un pezzo di Firenze: le sue linee erano le vere radici della città"

I ricordi di Loris e Gianluca, babbo e figlio al volante degli autobus per decenni: "Il radicamento con il territorio è un valore da mantenere"

Firenze, 8 settembre 2021 -  «C’è stato un periodo in cui le linee dell’Ataf somigliavano alle radici della città. Crescevano e si allungavano insieme a una Firenze in espansione. Nasceva una linea del bus e insieme sorgevano scuole, case, negozi e quartieri". È il ricordo di Loris Mannucci, 75 anni, entrato in Ataf a dicembre del 1971 come bigliettaio, poi per decenni autista, oltre che sindacalista Cisl, e del figlio Gianluca, che oggi porta avanti la tradizione di famiglia sia al volante che nell’impegno sindacale. «Sono entrato in Ataf negli anni d’oro – spiega Loris – nel 1971. Firenze era in continuo fermento e lo sviluppo della rete bus era parte della crescita della città. Le nuove linee si allungavano dal centro alla periferia, via via che nascevano e crescevano i quartieri. Dopo un anno dalla mia assunzione sono stati eliminati i bigliettai: così ho iniziato a guidare e sono rimasto al volante fino alla pensione. All’inizio avevamo dei veicoli obsoleti, con poche sospensioni e sedili scomodi: le nostre battaglie sindacali, al tempo, non erano solo sugli aspetti economici, ma anche per rendere più dignitose le condizioni di lavoro. Per contro, fra i cittadini, c’era grandissimo rispetto dei conducenti: un atteggiamento che purtroppo negli anni è cambiato". Tanti gli aneddoti di una Firenze in cui la strada, bus inclusi, era il principale "social", ricco di battute, personaggi pittoreschi e sfottò. "Ricordo che una volta, mentre guidavo, il bigliettaio chiese a un passeggero di mostrare il titolo di viaggio – racconta Loris – l’uomo rispose di avere la tessera e, alla nuova richiesta di esibirla, replicò con un ‘lei non sa chi sono io’. Il bigliettaio allora, su un autobus gremito di gente, urlò ai passeggeri ‘silenzio, fate silenzio, c’è un signore che vuole dire a tutti chi è’. Quell’uomo non ebbe più il coraggio di replicare". Oggi, Loris assiste con un po’ di nostalgia al passaggio del servizio ad Autolinee Toscane, la società guidata dalla francese Ratp che si è aggiudicata la gara regionale sul trasporto pubblico su gomma. "Se guardo indietro mi dispiace vedere un pezzo di Firenze che sparisce – conclude Loris – ma va detto che l’Ataf, come la ricordo io, non c’è ormai da tempo, almeno dalla metà degli anni ’90". Oggi, sui bus arancioni c’è il figlio di Loris, Gianluca, che peraltro ha raccolto gli aneddoti di famiglia nel libro ’Autista a che ora parte?’. "Ho iniziato a salire sul bus a 8 anni – racconta – quando passavo spesso le domeniche accanto a mio babbo guardandolo con ammirazione. Ogni tanto, quando c’erano pochi passeggeri, mi faceva aprire le portiere e per me era un’emozione grandissima. A volte mi portava anche in deposito a guardare il tabellone dei turni. Ero affascinato perché mi sembrava un mondo grandissimo, bello, organizzato. Nel gennaio del 1997 mio babbo è andato in pensione e nel novembre dello stesso anno ho vinto il concorso e ho iniziato io. Da allora ha cominciato lui a salire sui bus con me per osservarmi e consigliarmi". Ora Gianluca è uno dei 900 dipendenti Ataf che passeranno ad Autolinee Toscane. "Siamo di fronte a qualcosa di completamente nuovo – spiega – e come sindacati stiamo monitorando la situazione. Spero però che la caratteristica storica di Ataf possa restare: il radicamento con il territorio e il rapporto strettissimo con i fiorentini".