MAURIZIO COSTANZO
Cronaca

21 luglio 1515, nasce Filippo Neri: il santo della gioia che preferì il Paradiso

Dalla Firenze all’Oratorio di Roma, le curiosità e la parabola di carità e umorismo del “Pippo bono” che parlò ai giovani con un sorriso

San Filippo Neri

San Filippo Neri

Firenze, 21 luglio 2025 – Filippo Neri nasce a Firenze il 21 luglio 1515, secondogenito del notaio Francesco e di Lucrezia da Mosciano, in una città attraversata fra il 1529 e il 1535 da lotte intestine e tumulti che ne avvelenano l’aria.

A diciotto anni lo zio Bartolomeo Romolo lo manda a San Germano, l’odierna Cassino, perché ne erediti il mestiere di mercante, ma il giovane resta stregato dalla vicina abbazia di Montecassino e dall’accoglienza dei benedettini. Intuendone la vocazione, lo zio lo indirizza a Gaeta, dove i pescatori hanno aperto una cappella nella fenditura della Montagna Spaccata: lì comincia un cammino che lo condurrà a Roma, prima da pellegrino e poi da precettore dei figli del capo della dogana pontificia. Nella capitale Filippo presta servizio all’ospedale d i San Giacomo e stringe amicizia con Ignazio di Loyola e i primi gesuiti.

Nel giorno di Pentecoste del 1544 mentre prega nelle catacombe di San Sebastiano, prova una dilatazione straordinaria del cuore e delle costole, evento che i medici certificheranno dopo la sua morte: scossa che lo spinge a ritirarsi da eremita tra i vicoli popolari, dove accoglie le derisioni dei ragazzi con il proverbiale buonumore e le trasforma in opere di carità negli ospedali di San Giovanni e  Santo Spirito. Con il padre spirituale Persiano Rosa fonda la Confraternita della Santissima Trinità dei Pellegrini e, dopo i servizi resi durante l’Anno Santo 1550, prende i voti il 15 marzo 1551 diventando sacerdote il 23 maggio. Nel granaio di San Girolamo della Carità nasce quasi per caso il primo nucleo dell’Oratorio, che Filippo non abbandonerà neppure quando, nel 1564 papa Pio IV gli offre la guida di San Giovanni Battista dei Fiorentini, chiesa “troppo nobile” per lui. Grwgorio XIII riconosce la Congregazione dell’Oratorio nel 1575 e concede Santa Maria in Vallicella, divenuta quartier generale dei filippini; negli anni seguenti gli oratori si moltiplicano a San Severino Marche, Napoli, Fermo, Palermo, Brescia e in molte regioni italiane. Filippo sogna l’Estremo Oriente ma resta inchiodato a Roma dalle richieste di aiuto dei suoi “figlioli”. Stringe un’amicizia profonda con il cardinale Carlo Borromeo e media tra papato e corona di Francia, guadagnandosi l’offerta della berretta cardinalizia dama Clemente VIII. La risposta è lapidaria: «Preferisco il Paradiso».

Colpito da malattie e guarigioni continue, Filippo mantiene fino all’ultimo la travolgente allegria che lo rende popolare fra i giovani: “State buoni… se potete!” ripete, bandendo malinconie e scrupoli inutili. Narra la tradizione che un ricco, irritato dalle sue questue per i ragazzi, gli dia uno schiaffo; lui ringrazia per il colpo e chiede un’offerta “per i miei ragazzi”. Quando deve verificare la santità di una suora celebre per le estasi, arriva sporco di fango e le ordina: «Toglietemi le scarpe!»; la mancata obbedienza basta a giudicare la sua presunta virtù. A una donna maldicente impone di spargere le piume di una gallina per Roma e poi raccoglierle: impossibile, come rimediare alle chiacchiere e alle maldicenze che si dice contro qualcuno alle sue spalle. Nella notte tra il 25 e il 26 maggio 1595 confortato dall’amico Borromeo che gli porge l’ultima Eucaristia, Filippo Neri “Pippo bono” muore a 79 anni. Il suo culto, alimentato dal sorriso e dalla capacità di perdonare tutto a tutti, dilaga nel Seicento e Settecento nei Paesi iberici e in America Latina, mentre Roma continua a ricordarlo come il santo che seppe cambiare la città a colpi di gioia.