LUCA SCARLINI
Cronaca

Ferragamo, il calzolaio dei sogni. Scoprì sui libri forme già immaginate

Sulle sue creazioni rivoluzionarie agivano suggestioni legate alla teosofia: le origini della sua vocazione

Luca Scarlini

Salvatore Ferragamo aveva le idee chiare sull’origine della sua vocazione a creare scarpe, divampata nel corso della sua infanzia, nella avita e assai povera Bonito, in provincia di Avellino. La sua autobiografia, “Il calzolaio dei sogni“, uscita postuma e ripubblicata da poco da Electa nel 2020, puntualizza la frequentazione di biblioteche nella giovinezza americana, per scoprire sui libri forme che già aveva immaginato. Nella sua idea di creazioni che rivoluzionavano la moda incrociando vertiginosamente passato e presente, agivano quindi suggestioni legate alla teosofia, testimoniate dai libri della sua biblioteca (in cui è presente l’opera di Annie Besant), studiati da Elvira Valleri in un saggio del catalogo della mostra Salvatore Ferragamo, aperta da due anni, e prorogata fino al prossimo 6 aprile 2026. La stessa visione torna quando il creatore presentò alla stampa il kimo, un doppio sandalo di cui aveva ritrovato l’originale in scavi vicino alla sua villa, reperendo una calzatura del tempo di Boccaccio.

Ferragamo, dopo i grandi successi negli Stati Uniti, specialmente connessi a Hollywood (di questa epoca basti citare la strepitosa produzione per I dieci comandamenti di Cecil B. De Mille, 1923), e alla dimensione del film storico, arrivò a Firenze nel 1927, collocandosi nella zona di Rifredi, in via Mannelli 57, dove dagli anni ’10 erano stati aperti gli studi cinematografici chiusi negli anni ’30 (qui, tra l’altro, era stato girato Romola di Henry King, 1925). Il punto, dopo l’affermazione nel paese della produzione industriale, era recuperare l’artigianato nella sua tradizione più antica, valorizzando e creando professionalità. Il primo tentativo di affermazione viene bloccato dalla grande crisi del 1929, a cui segue il fallimento.

Nel 1936, dopo avere collocato una versione minima del suo laboratorio nel suo appartamento in via Benedetto Varchi, prende in affitto, a nome della sorella, alcune stanze di Palazzo Spini Feroni, da sempre sognato, come scrive nell’autobiografia, anche per le sue risonanze simboliche: "Nei sotterranei c’è ancora il cosiddetto pozzo di Beatrice, che è stato raffigurato da Henry Holiday nel celebre dipinto L’incontro di Dante e Beatrice, in cui il poeta appoggiato al parapetto del ponte di Santa Trinita guar da Beatrice che passa con le amiche sul lungarno diretta al pozzo: Palazzo Spini Feroni si trova sulla sinistra, immedia tamente al di là della cornice". Quel luogo nel tempo diventò integralmente proprietà della famiglia, acquisendo tutti gli spazi in cui erano albergati uffici e negozi. Da subito Ferragamo sviluppa una pubblicità coordinata di straordinaria inventiva, affidata a Lucio Venna, al secolo Giuseppe Landsmann, nato a Venezia e fiorentino d’adozione, che attraversò il secondo futurismo fiorentino (quello della “pattuglia azzurra” della rivista “L’Italia futurista”) assai attratto da temi di spiritualità.

Il bellissimo manifesto pubblicitario del 1928 vede il logo sviluppato dall’artista, con indicazione delle varie città americane in cui si possono trovare le scarpe Ferragamo. I modelli inventati dal creatore, disegnati in stile déco dall’artista, danno conto esattamente dell’incrocio di passato e presente, di modernità e classicità che per Ferragamo è la chiave principale di ricerca. I modelli, con suggestioni dal mito, si chiamano infatti Caligola, Nemi, Pompeiana, Sparta, senza scordare Moderne. In questa prima attività a Firenze vengono messi in luce con anticipo gli elementi del Made in Italy che verrà annunciato al mondo alla Sala Bianca di Palazzo Pitti nel 1951. La seconda volta l’impresa Ferragamo funziona: nel 1938 aprono i primi negozi fuori Firenze, a Roma e a Milano, nei luoghi dedicati della moda.