Firenze, 24 luglio 2025 – Caschetti gialli si muovono tra la sporcizia, facendo attenzione a cosa si erge instabile sulle loro teste. Un colpo di tosse in lontananza cattura la loro attenzione. Neppure 24 ore dopo lo sgombero di martedì, l’ennesimo, eccoli di nuovo lì i residenti dell’ex ippodromo Le Mulina. Fanno capolino tra i casottini di legno, qualcuno ancora sbadiglia, incuriositi dal passaggio degli operai che salutano cordialmente come si fa tra vicini di casa. Mentre intorno i mezzi si muovono, la loro quotidianità prosegue indisturbata come se nulla fosse, nelle loro ’case’ ricavate tra quelle che un tempo erano le stalle, a bordo di una pista di cui sono rimasti solo i lampioni a delimitarne, con un po’ di immaginazione, il perimetro. Insieme ai casottini fatiscenti, alla tribuna rovinosa e al tabellone ’svenuto’ a terra, è quello che rimane del passato ippico di quella vasta area, una superficie di 95mila metri quadrati complessivi.

Il presente, invece, è fatto di cumuli di sporcizia, giacigli improvvisati, bagni all’aria aperta dagli odori inconfondibili. Un presente, però, che dura da una decina di anni. In questo lasso di tempo la fantomatica riqualificazione dell’area è rimasta impantanata nel braccio di ferro legale tra Comune e gestore, la Pegaso srl. Mentre fuori da quelle quattro mura si consumava il litigio, all’interno la situazione rimaneva immutata. L’ex ippodromo, figlio di genitori divorziati, è in uno stato di abbandono. Motivo, dichiarato, per il quale il Comune ha deciso per la seconda volta di far decadere la concessione alla Pegaso srl (per la quale si attende la parola del Tar, la società ha fatto ricorso e ha chiesto la sospensione della revoca in attesa del giudizio finale) e di riappropriarsi di fatto di quell’area, in attesa di passarla ad altre mani. Non prima, però, di averla messa in sicurezza.
Sotto al sole di mezzogiorno, tre operai attendono che scatti la pausa pranzo. La giornata di lavoro nell’ex ippodromo è iniziata presto per evitare le ore più calde - vedi ordinanza regionale. Il percorso dove si alzerà la recinzione di due metri lungo un Mugnone prosciugato è stato già tracciato. Lì, nel tratto lungo il viale dell’Aeronautica, dove fino a due giorni fa crescevano indisturbate le sterpaglie, ora si cammina. Gli argini dell’ex torrente attendono i mezzi della ditta incaricata a installare le reti metalliche a protezione di un’area fragile.
Sono i primi passi dell’intervento di messa in sicurezza. Lavori di somma urgenza – con un investimento di 150mila euro, che il Comune chiederà poi in danno al gestore – che sostanzialmente prevedono la recinzione di tutta l’area, a partire proprio da quella porzione da sempre lasciata scoperta, quella che guarda verso il ponte dell’Indiano, segue con gli occhi i binari della ferrovia e arriva verso via del Pegaso. Lì, le reti andranno a congiungersi con quelle già in piedi e che arrivano fino all’accesso principale, ampiamente serrato. Poi si passerà alla rimozione delle strutture fatiscenti e dei materiali pericolanti, come le travi di legno mangiate dal tempo che più o meno coprono le ex stalle, e alla cartellonistica: per avvisare che il passaggio nell’area è vietato, oltre che pericoloso. Se ne stanno occupando gli uffici comunali (patrimonio, servizi tecnici) insieme alla Municipale e avvocatura civica, con supervisione della direzione generale.
Agli agenti il compito di evitare occupazioni abusive. Sempre martedì mattina, dopo aver allontanato decine di persone, erano stati messi i sigilli agli accessi, quelli ufficiali. Ma sono rimasti i varchi ricavati tra gli alberi. Passaggi nascosti, noti a chi li dentro ci abita, usati per entrare e uscire lontano da occhi indiscreti. Fuori da una di queste aperture, ci sono bici e monopattini dello sharing usati di notte per ’tornare a casa’, quasi sempre valigie alla mano. È parte di una vita vissuta ai margini, in strutture occupate, tra uno sgombero e l’altro che durano giusto il tempo dell’intervento.