LORENZO OTTANELLI
Cronaca

Dalle aule dell’Unifi a New York. Meteorite venduto per 5 milioni: "Il proprietario ne abbia cura"

Con i suoi 25 chili, vale da solo il 6,5% di tutto il materiale marziano esistente sulla Terra. Dopo gli studi di approfondimento condotti dall’ateneo fiorentino, è stato battuto all’asta oltreoceano.

Con i suoi 25 chili, vale da solo il 6,5% di tutto il materiale marziano esistente sulla Terra. Dopo gli studi di approfondimento condotti dall’ateneo fiorentino, è stato battuto all’asta oltreoceano.

Con i suoi 25 chili, vale da solo il 6,5% di tutto il materiale marziano esistente sulla Terra. Dopo gli studi di approfondimento condotti dall’ateneo fiorentino, è stato battuto all’asta oltreoceano.

Il meteorite proveniente da Marte studiato all’Università di Firenze e venduto a New York a un’asta per 5,3 milioni di dollari è ormai sulla bocca di tutti. Ed è un oggetto unico: NWA 16788 ha una massa di 24,67 kg e da solo vale il 6,5% di tutto il materiale marziano a disposizione al momento sulla Terra. "È una delle 77.800 meteoriti conosciute nel mondo" racconta Giovanni Pratesi, docente di Mineralogia del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze, che l’ha studiato a fondo con il suo team, fino a farne una pubblicazione su Heritage, una presentazione a Huston alla ‘Lunar and Planetary Science Conference’, e una nuova pubblicazione in uscita a breve su Meteoritics & Planetary Science. Lavori che sono stati condotti nell’ambito del Progetto Space It Up, che vede un partenariato esteso e che si avvale del finanziamento dell’Agenzia spaziale italiana e del Ministero dell’Università e della Ricerca.

"È il più grande campione di Marte esistente sulla Terra ed è stato eiettato a causa della collisione con un grande asteroide – continua Pratesi –. Potremmo considerarlo ‘fresco’ perché non è ‘invecchiato’, nel senso che non è stato alterato dall’umidità terrestre e questo ci dice che non è arrivato milioni di anni fa". Una meteorite ritrovata nel 2023 nel deserto del Sahara, nella regione di Agadez in Niger, arrivata al professore Pratesi grazie al gallerista aretino Luca Cableri. "Mi chiamò – racconta Pratesi –, dicendomi di avere del materiale interessante. Mi inviò una fotografia della roccia rossastra, il che non significava niente, perché quello è il colore della sabbia del Sahara. Gli chiesi di inviarmi un frammento e capii subito che si trattava di una meteorite marziana. Il riconoscimento, però, non può basarsi sull’esperienza del ricercatore, quindi, insieme al mio team, composto da Xhonatan Shehaj e Annarita Franza, stilammo la scheda di validazione, necessaria affinché la Meteoritical Society potesse pronunciarsi sull’autenticità del meteorite stesso". Un procedimento necessario, perché i meteoriti sono pochi rispetto alle segnalazioni provenienti dai cittadini, circa "uno su mille sospetti meteoriti alla fine proviene veramente dallo spazio", spiega ancora Pratesi, "per questo è necessario un passaggio ufficiale". Una meteorite, questa, che è arrivata sulla terra "qualche centinaia di migliaia di anni fa".

Ma la pressione che lo ha staccato da Marte "è stata elevata e qui un minerale, il plagioclasio, si è tutto trasformato in maskelynite. Vuol dire che si è amorfizzato, la pressione ha distrutto tutta la struttura del minerale". Ma ciò che è interessante di questa meteorite sono "i meccanismi petrologici che hanno agito per la formazione dell’oggetto: una sorgente di mantello marziano arricchito, una massa magmatica ipoabissale, condizioni di raffreddamento lente, ma soprattutto le informazioni di grande dettaglio acquisito grazie alla spettroscopia di riflettanza. Ciò, infatti, permetterà di capire da remoto dove si trovano rocce identiche a NWA16788 su Marte. Non abbiamo campioni diretti del pianeta rosso, ma lì abbiamo rover e tanti dati di spettroscopia di riflettanza. Con questo studio possiamo cercare spettri analoghi e localizzarli".

Non è l’unica ricerca possibile e altri studi andranno avanti anche grazie ad alcuni frammenti di campione rimasti all’Università di Firenze, che verranno "utilizzati con maggior parsimonia e morigeratezza", spiega Pratesi. È, infatti, in itinere con il Cnr di Pisa uno studio sulla datazione dell’evento, ovvero di quando l’asteroide ha colpito Marte. E potrebbe essere possibile "individuare il cratere da cui è stato eiettato, anche se non è semplice, perché le attività geologiche di Marte potrebbero aver rimodellato il paesaggio". Sulla meteorite venduta all’asta di New York, infine, il professor Pratesi spera "che l’acquirente se ne prenda cura. Purtroppo, non conosciamo la sua identità. Se fosse un privato il monito è che ne abbia la maggior tutela e che lo mantenga integro".

Lorenzo Ottanelli