
La pedagogista fiorentina Alessandra Lodetti
Firenze, 2 settembre 2025 – Compiti delle vacanze: un vero e proprio ‘dramma estivo’ per molte famiglie. Non è raro, infatti, arrivare a settembre con i figli che non hanno ancora aperto libro, nonostante i continui inviti e sollecitazioni. Che fare in questi casi? Ne abbiamo parlato con la pedagogista Alessandra Lodetti.
Dottoressa Lodetti, ogni anno, a settembre, il tema dei compiti delle vacanze diventa fonte di ansia all’interno delle famiglie. Perché?
"Purtroppo sì. Diventa ansia perché significa performance. Si torna a parlare di giudizio, di “vediamo cosa hai fatto, quanto vali”. La scuola è organizzata in performance e se coi compiti siamo in ritardo questo genera ansia e frustrazione. È una lotta contro il tempo. I genitori devono star dietro ai compiti, ma intanto sono già ripartiti col lavoro. Ovvio che questo generi stress all’interno della famiglia. Le giornate dei bambini e dei ragazzi d’estate si trasformano in tempi lunghi, dilatati. Tornare di botto sui libri è, ribadisco, un genere di stress, una rincorsa a quel che non è stato fatto”.
Che cosa consiglia in questi casi?
“Di tornare ai ritmi legati agli orari scolastici, di accompagnare il bambino o il ragazzino a quella che sarà la routine: non alzarsi alle 10, per esempio, ma riabituarsi gradualmente. In questo modo si riprende anche il ritmo dei doveri scolastici. Del tipo, un’ora al giorno dedicata a finire i compiti, programmando bene. Se si fa così, si arriva tutti più sereni, senza frustrazione e senza quel disequilibrio che genera solo ulteriore stress”.
E se un figlio deve ancora iniziare i compiti?
"Mancano 13 giorni: in questo tempo il ragazzo deve riorganizzare le giornate, alternando mattina e pomeriggio per recuperare. È importante mantenere una routine quotidiana: dedicare tempo ai compiti, fare pause e poi riprendere”.
Non c’è il rischio di una “abbuffata” di studio?
"Chi non ha fatto nulla, purtroppo, deve correre e organizzare il lavoro. I compiti assegnati vanno fatti, presentarsi senza è rischioso. Lo stesso vale per chi ne ha fatti pochi: serve riorganizzare un planning settimanale e tornare a una routine quotidiana”.
Oggi però c’è l’intelligenza artificiale: non è una scorciatoia ancora più rischiosa?
"Un tempo si vendevano i riassunti dei libri: c’era sempre chi cercava una scorciatoia. Oggi lo fa l’IA, con molta più facilità, è vero. Cambiano le modalità, ma la sostanza resta alla fine la stessa. Se uno ha bisogno del riassunto, un modo lo trova. I genitori però devono preoccuparsi prima: sostenere, aiutare, insegnare a organizzare il tempo. Perché il tempo organizzato della scuola precede quello che poi sarà il lavoro dell’adulto. E’ una preparazione al futuro. È questo che i ragazzi devono imparare, con l’aiuto dei genitori che devono spronarli a organizzarsi”.
C’è chi sostiene che i compiti delle vacanze non dovrebbero proprio esistere. Lei cosa ne pensa?
"Io sono per il fare e per il saper fare. I compiti delle vacanze in forma solo mnemonica e schematica non sono molto utili. Preferirei che un ragazzo facesse un viaggio per parlare inglese e conoscere altre culture. Meglio stare coi piedi scalzi sul terriccio o sulla sabbia, meglio fare esperienze. Io sono più per un’estate improntata sull’esperienza, sull’ascolto, sull’emozione. Bisogna prendersi tempo: oggi il tempo scolastico è troppo veloce. E bisognerebbe rispettare di più il tempo dell’altro, perché non tutti apprendono con gli stessi tempi e con gli stessi metodi”.