
Da sinistra Adolfo Celi, Duilio Del Prete, Gastone Moschin, Philippe Noiret e Ugo Tognazzi in una scena del fim
Per un capolavoro del cinema italiano, ’Amici Miei’, un compleanno solo non bastava e così quest’anno se ne celebrano due. Quello dell’uscita nelle sale sarà il 23 ottobre, ma a Ferragosto il film arrivava nelle arene estive in anteprima. Mezzo secolo, quindi, 50 anni portati benissimo.
Pellicola considerata emblema della toscanità anche se nata da un regista grande e mai abbastanza celebrato come Pietro Germi, che toscano non era, e con i volti di cinque grandi attori, nessuno dei quali toscano: Ugo Tognazzi, Gastone Moschin, Philippe Noiret, Duilio Del Prete e Adolfo Celi. Solo in seguito ci sarà un toscano tra i protagonisti, quando a interpretare il Necchi arrivò Renzo Montagnani, tecnicamente piemontese di Alessandria ma in realtà cresciuto a Firenze da padre pratese e madre di origini fiorentine. Anche se Montagnani c’era anche nell’atto primo di Amici Miei, perché la voce al doppiaggio di Noiret era la sua.
Ma questo non significa che non ce ne fosse a iosa di toscanità, di quella dissacrante, feroce, misto di sarcasmo, ironia e cinismo. A portarla ci hanno pensato il regista Mario Monicelli, che ereditò il progetto dall’amico Germi ormai molto malato, e gli sceneggiatori Leo Benvenuti (fiorentino) e Piero De Bernardi (pratese), firme del film insieme allo stesso Germi e a Tullio Pinelli. A distanza di mezzo secolo quella pellicola continua a influenzare il modo di parlare perfino di giovani che all’epoca non erano nemmeno nei pensieri, resta un cult movie recitato a memoria, è entrato anche nella Treccani con il neologismo "supercazzola", citata perfino in Parlamento (anche se di questo forse non si dovrebbe sorprendere), così come il termine "zingarate" è diventato d’uso comune per indicare la partenza senza meta insieme agli amici solo per il gusto di stare insieme dimenticarsi di tutto e tutti.
Quei personaggi sono diventati quasi maschere della commedia italiana: il Conte Raffaello Mascetti, il giornalista Giorgio Perozzi (personaggio grazie al quale anche la sede del nostro giornale diventò set cinematografico), il professor Sassaroli, l’architetto Rambaldo Melandri e il barista Guido Necchi, con tutti i personaggi indimenticabili di contorno.
Un’eredità talmente radicata che a Firenze esiste l’Associazione Cult(urale) Conte Mascetti che ormai dieci anni porta i fan in gita sui luoghi simbolo del film. Dopo la pausa estiva, da domenica 7 settembre fino a fine dicembre ripartiranno i tour guidati sulle tappe della pellicola, dalla tomba di Adelina "sposa e amante impareggiabile", al Bar Necchi fino al binario 16 (quello degli schiaffi alla stazione) fino al funerale del Perozzi in piazza Santo Spirito. Chi partecipa al giro segue il film su un tablet, una specie di ieri e oggi in tempo reale.