Antico Vinaio, Tommaso Mazzanti si sfoga: "Do lavoro a 200 persone e sui social mi odiano"

Il titolare dell'Antico Vinaio ormai famoso in tutto il mondo sbotta: "Il successo non mi viene perdonato e me ne dicono di tutti i colori. Sono un bischero, ci resto sempre male ma Firenze l'amerò sempre"

Tommaso Mazzanti, titolare dell'Antico Vinaio

Tommaso Mazzanti, titolare dell'Antico Vinaio

Firenze, 29 dicembre 2022 - L’ultima – l’acquisto di una Lamborghini nera fiammante spuntata in concessionaria da un telo quasi fosse una corona regale – non gliel’hanno proprio perdonata. Perché, passi tutto, ma lui, Tommaso Mazzanti (Tommy-dell-Antico-Vinaio che ormai è quasi un automatismo lessicale in stile preghiera laica di lode alla schiacciata), non può più permettersi di fare un passo né tantomano di postare nulla sui suoi profili social pena la gogna digitale degli odiatori seriali che non "perdonano", dice lui, a "un ragazzo di trent’anni che da quando era pischello a bottega con il babbo e la mamma in via de’Neri si alza alle 5 di mattina per lavorare". Quattrodici negozi, da Milano a New York, sei soltanto a Firenze, un caso di studio nelle scuole, un giovane che ha iniziato scaricando le schiacciate ’che le fumano’ all’alba e a farcirle di prosciutto, tartufo e gorgonzola fino a buio trovando sempre il varco per la battuta con i clienti che si versavano il gottino di rosso da 2 euro sul banco di legno all’ombra della Torre di Arnolfo. Poi il lampo, Lenny Kravitz che impazzisce per il panino, il debutto sui social, le recensioni su TripAdvisor che non arrivano più da Grassina o da Pontassieve ma da Sydney e da Toronto, e via con un moltiplicatore seriale di successo costantemente con la sesta marcia ingranata da un decennio. Ma non tutti gradiscono che qualcuno, come si suol dire, la ’indovini’.

Mazzanti, ci risiamo. Tutti a offenderla anche questa volta.

"Mi dispiace, devo imparare a lasciarmi scivolare offese e minacce ma, come si dice a Firenze, io sono troppo ’bono’, o forse troppo bischero e ci rimango male ogni volta".

Ma perché la offendono specialmente i fiorentini?

"Mi dicono che ho tradito la città, che me ne sono andato. Non riescono a capire che io Firenze la amo, ci sono nato e ci torno sempre. Ma soprattutto non mi perdonano di aver avuto successo con la mia impresa".

Che dà lavoro a quante persone?

"Ora circa duecento, ma per il prossimo anno punto ad assumerne altre cento. Sono persone che rappresentano una famiglia per me, ci sono tanti ragazzi che magari hanno iniziato facendo i banconieri e ora sono manager che si sono potuti costruire una casa, che fanno studiare i loro figli. Cosa c’è di male in tutto questo".

La ricordiamo bene da ragazzino a bottega. Un sorriso sempre per tutti nonostante la fatica degli inizi. La gente però a lei non sorride.

"Io ho sempre pensato di fare qualcosa di bello per la mia città portando il suo nome in giro per il mondo ma i fiorentini si sa, sono così, sono orgogliosi. E magari a offenderti è proprio uno che una volta era un tuo amico o un conoscente".

Lei fa anche molta beneficenza?

"Sì l’ho sempre fatta... E ora un va più bene nemmen quella... (ride ndr), mi dicono che voglio apparire. Ma pazienza per me l’importante è aiutare gli altri. L’ho sempre fatto, anche quando non ero nessuno. Con l’associazione Bacciotti collaboro da anni".

La macchina nuova ha riscatenato gli attacchi.

"Io posso dire solo che dopo anni di lavoro mi sono levato uno sfizio e in concessionaria ero felice come un bambino".

Sua moglie cosa dice?

"Mi dice sempre di non stare a leggere le offese, di passarci sopra. Ma io, appunto, sono un ’bischero’ e tutte le volte ci rimango male. Ma io Firenze continuo amarla lo stesso perché ci sono nato e al cuore non si comanda".

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