
Marco Parente e Paolo Cattaneo domani sera al Mixité con ’Vulcani in pace’
"Tutto nasce da una vacanza ai vulcani di Lanzarote, dove vado da molti anni per ricaricare le pile". Marco Parente, il cantautore classe 1969 nato a Napoli, cresciuto in Casentino e fiorentino d’adozione, presenta così ‘Vulcani in pace’, il progetto musicale che, insieme a Paolo Cattaneo, ha dato vita a un album, ma non solo. Un disco che il cantautore presenta in prima nazionale al Parc delle Cascine sul palco del Mixité domani alle 19.
Parente, cosa significa ‘Vulcani in pace’? "È un’immagine su quei vulcani di Lanzarote, che per me rappresentano un angolo di pace e che sono forza generatrice di vita. Percepisco sempre questa energia, pronta a comunicare".
Come è nato il progetto? "È stato uno sviluppo curioso. Paolo Cattaneo mi chiama e mi dice che ha alcune improvvisazioni musicali. In poco tempo nascono i brani. Li canto in studio come provino per farli ascoltare a Paolo, che mi dice che vanno già bene. È la prima volta che mi succede, è stata una vera e propria coincidenza creativa. È stato molto stimolante, mi ha fatto capire che la canzone si può evolvere, oltre i cliché".
Un modo per continuare a sperimentare, come ha fatto durante tutta la sua carriera? "Mi fa piacere che il mio sogno estatico, come diceva Herzog, continua ad esserci. È la possibilità di non ripetersi, di non cadere nell’autoreferenzialità. E in questo lavoro si è innestato Jason deCaires Taylor, da cui la copertina, che domenica sarà presente con alcuni visuals, che useremo rielaborati da Fabio Rossetti nel rappresentare una umanità sottacqua".
La copertina è una scultura sottomarina. Qual è il significato? "Scopro Jason a Lanzarote, dove ha installato alcune delle sue sculture sui fondali. Rimango colpito da questa, che rappresenta due ragazzi che si fanno un selfie. Le opere di Jason rappresentano l’umanità e la creatività che non si esaurisce e che sfugge al controllo, al di là della sostenibilità e dell’impegno civile a cui l’artista tiene molto".
Accanto, un progetto scientifico. Di cosa si tratta? "Abbiamo creato una connessione con alcune università. I ricercatori ci inviano materiale sulle riprese dei fondali, che sono da input su alcune scoperte, così da sensibilizzare sulla condizione dei fondali e sull’acidificazione delle acque".
È sempre stato vicino a Paolo Benvegnù. Come lo ricorda? "Lo ricordo almeno una volta al giorno, è il mio modo di tenerlo sempre con me. Non è mai finito il nostro amore artistico e fraterno. Paolo mi manca".
Lorenzo Ottanelli