
I docenti del Ferraris-Brunelleschi mai avrebbero immaginato una risposta "Un’emozione unica, eravamo al settimo cielo. I nostri sforzi vennero ripagati".
di Damiano NifosìEMPOLIIl cordoglio per la scomparsa del Santo Padre, sentito fortemente in tutto il mondo, trova una cassa di risonanza anche sul nostro territorio. Una figura, quella di Papa Francesco, che si è sempre mostrata disponibile e aperta al confronto: testimoni i ragazzi dell’Istituto Superiore Ferraris-Brunelleschi. Dopo due mesi e mezzo di lockdown causato dalla pandemia da Covid-19, che costrinse le scuole italiane alla chiusura anticipata nel mese di marzo del 2020, dovendo terminare l’anno con la modalità didattica a distanza, la professoressa di lettere, nonché referente del laboratorio teatrale e del Team accoglienza, Silvia Desideri decise di scrivere proprio a Papa Francesco sulle difficoltà della professione di educatore in un periodo di emergenza sanitaria. Alla lettera venne poi allegato un dvd contenente un video realizzato dagli studenti del laboratorio teatrale, creato in occasione della Festa della Liberazione e quindi in pieno lockdown, dal titolo “Per la libertà dei nostri figli”. Scriveva di loro la professoressa Desideri: "Attraverso una serie di video, tutti montati a distanza con i mezzi che avevano, incentrati sulla cultura e sulla poesia – spiegava la docente nella lettera – ciascuno di loro ha messo a disposizione le proprie competenze collaborando per uno scopo comune. Non sono medici, ricercatori, infermieri e non possono curare i malati, ma saranno loro i futuri medici, ricercatori e infermieri".Mai si sarebbero immaginati, però, una risposta del Santo Padre in persona, che appena pochi giorni dopo ha risposto ai ragazzi: nella missiva (nella foto in alto) si legge l’incoraggiamento di Sua Santità "a perseverare nell’impegno educativo". Sull’episodio è tornata la preside di allora, Daniela Mancini, che ricorda con orgoglio quel periodo: "Nel marzo del 2020 abbiamo vissuto la chiusura della scuola causa Covid, ma la pandemia non ci trovò impreparati perché già da tempo lavoravamo e sperimentavamo con la didattica a distanza. Tuttavia, volevamo trovare un modo di tenere alta l’attenzione dei ragazzi senza necessariamente passare per attività prettamente didattiche legate alle discipline insegnate: in questo caso, ci sono tornati utili i tanti progetti attivi che avevamo nell’istituto, che volevamo assolutamente portare avanti anche durante il periodo di lockdown. I ragazzi avevano già lavorato sulla produzione di materiale audiovisivo: per questo ci venne l’idea di far girare loro un video, mandandolo poi sia al Presidente della Repubblica che al Papa. Con grande stupore mio e degli alunni, poi, entrambi ci risposero apprezzando il lavoro svolto".Anche il gruppo docenti di allora ricorda con emozione il contatto con la Santa Sede: "L’idea di mandarlo al Papa ci venne quando, nel marzo del 2020, lo vedemmo percorrere la Via Crucis da solo: ci diede un esempio di senso civico incredibile, ma anche di fiducia e speranza nel futuro, e sentivamo veramente un legame fra il suo messaggio e quello che volevano mandare i ragazzi col proprio video. Nella lettera allegata al video si rimarcava l’importanza dell’educazione anche e sopratutto in situazioni difficili, come quella di un’emergenza sanitaria. Non solo video, i ragazzi erano molto attivi nel sociale, collegandosi spesso con le Rsa per tenere compagnia ai malati, o unendosi alla Misericordia per andare a consegnare le mascherine porta a porta. Tuttavia, non ci aspettavamo una risposta da Sua Santità, figuriamoci: per questo, una volta ricevuta la lettera cartacea, i ragazzi erano tutti al settimo cielo. È stato il coronamento del nostro impegno e duro lavoro anche in un periodo complicato".