MONICA PIERACCINI
Economia

Toscana, negli ultimi cinque anni addio a 4 imprese su 10. Crollano quelle giovanili

Gronchi (Confesercenti): “E’ il web a dettare le regole. Meno fisco, più formazione e più governo dello sviluppo per rilanciare il terziario”

Nico Gronchi

Nico Gronchi

Firenze, 17 maggio 2025 – La Toscana dice addio a quattro imprese su dieci: tra le attività avviate nel 2019 nei settori di commercio, alloggio e ristorazione, il 40% ha già chiuso i battenti. Una percentuale ben superiore alla media nazionale (34,4%), che si traduce in un vero e proprio allarme rosso per l’imprenditoria, in particolare quella giovanile. I dati arrivano da un’analisi di Confesercenti, che fotografa un’Italia sempre meno “Paese per giovani imprenditori”.

A livello regionale, il tasso di mortalità delle imprese in Toscana è altissimo: ha chiuso il 36,4% delle attività commerciali iscritte nel 2019, il 28,1% di quelle dell’alloggio e addirittura il 50,8% nella ristorazione. Se si guarda all’intero Centro Italia, tra il 2019 e il 2024 sono scomparse quasi 7.600 imprese guidate da under 35 e circa 29.900 non giovanili, per un totale di oltre 37mila realtà uscite dal mercato.

L’impresa giovanile in caduta libera

Nel solo comparto del commercio, della ricettività e della ristorazione, il numero di imprese guidate da giovani è crollato del 22,9% a livello nazionale in cinque anni: sono spariti oltre 35.600 negozi, bar, ristoranti e strutture ricettive gestiti da under 35. Una flessione nettamente superiore rispetto al calo complessivo delle imprese (-7,2%) e più che quadrupla rispetto a quelle guidate da over 35 (-5%).

Nel 2024 le imprese giovanili rappresentano appena il 10% del totale nei tre settori considerati, rispetto al 12,1% del 2019. A livello complessivo, in tutti i comparti economici, l’Italia ha perso in cinque anni oltre 70mila imprese giovanili, la metà delle quali proprio nel commercio, turismo e ristorazione.

I territori più colpiti: Centro-Sud e città intermedie

Il declino delle imprese giovani è particolarmente grave nei comuni tra i 15mila e i 250mila abitanti e nelle regioni del Centro-Sud. In Toscana, Umbria, Abruzzo, Sardegna, Calabria e Sicilia il calo supera il -24%. La macro-area del Centro Italia segna una riduzione del -25,2%, le Isole del -28,4% e il Mezzogiorno del -25,5%, mentre il Nord tiene meglio: -17,8% nel Nord-Ovest, -14,3% nel Nord-Est.

Imprenditori sempre più anziani

Mentre calano i giovani, aumenta l’età media degli imprenditori: nel commercio e turismo è passata da 50 a 51,3 anni. In Toscana è di 53,1 anni, tra le più alte d’Italia, alla pari con il Friuli Venezia Giulia. Le regioni più “anziane” sono Liguria (54,1) e Valle d’Aosta (53,4), mentre quelle con l’età media più bassa sono Puglia (49,8), Campania (50,7), Sicilia (50,8) e Lazio (50,4).

Il presidente Gronchi: "Un mix di ostacoli insormontabile per i giovani"

«Sulle imprese di commercio e turismo pesano l’eccesso di competizione, amplificato dall’ascesa dell’economia delle piattaforme web, una domanda interna ancora debole e l’elevato carico fiscale e burocratico. Un mix di ostacoli che colpisce tutte le attività, ma che diventa quasi insormontabile per quelle giovanili», commenta Nico Gronchi, presidente di Confesercenti Toscana, ma anche vicepresidente vicario di Confesercenti e presidente di Assoterziario.

«Il risultato è un tessuto imprenditoriale sempre più anziano e assottigliato: un paradosso per un Paese che un tempo era considerato la patria dell’impresa diffusa e delle ditte individuali. Se non vogliamo archiviare questa Italia, servono azioni concrete a sostegno dell’impresa indipendente e dei territori: meno fisco, più formazione e, soprattutto, più governo dello sviluppo. Un tempo i comuni redigevano piani commerciali e urbanistici, programmando servizi e attività economiche».

«Oggi a dettare le regole – prosegue Gronchi – è il web: si chiudono le città al traffico privato, ma si aprono le porte a un flusso incessante di corrieri, che consegnano ormai un miliardo di pacchi l’anno. Le case vacanze spuntano come funghi, svuotando i centri storici di residenti. È una trasformazione rapida, accelerata dalla pandemia, che ha spinto commercio e turismo in una fase di evoluzione tumultuosa. Ma è un cambiamento che non stiamo governando: e il prezzo lo pagano i territori, con un’emorragia di iniziativa economica che li impoverisce giorno dopo giorno».