Tabacchi, dal 15 febbraio scatta l'aumento: è di circa il 10 per cento

Verdiani (Assotabaccai Toscana): “Per noi più alto il rischio di furto”

DISTRIBUTORE Una macchina automatica per l’acquisto delle sigarette (foto di repertorio)

DISTRIBUTORE Una macchina automatica per l’acquisto delle sigarette (foto di repertorio)

Firenze, 15 febbraio 2023 - Aumentano i prezzi di sigarette e tabacco. Ogni pacchetto aumenterà di 20 centesimi, ma gli incrementi saranno graduali e andranno avanti per circa un mese. Se si guarda ai grandi produttori, i primi rincari interessano da subito le Philip Morris, oltre ad altre marche secondarie. Ecco alcuni esempi di aumento. Un trinciato che oggi si paga 6,50 euro aumenterà a 6,70, un pacchetto di sigarette da 5 euro salirà a 5,20, le Marlboro, che costano 5,60 euro, aumentano a 5,80. La determina degli aumenti (consultabile qui) è stata pubblicata dall'Agenzia delle dogane e monopoli solo il 13 febbraio, con pochissimo anticipo, come d'altra parte accade sempre, in modo da scongiurare eventuali accaparramenti di speculatori.

L'impatto sulle vendite? Sarà minimo

Secondo Giovanni Verdiani, vice presidente nazionale e presidente toscano di Assotabaccai Confesercenti, “le ripercussioni si faranno sentire i primi mesi, poi la situazione si normalizzerà”. Più che flessioni nelle vendite, ci si aspetta infatti, come accaduto in altre occasioni, una migrazione su altre marche di sigarette e tabacco, che costano meno. “D'altra parte, si tratta di un aumento che, a regime, arriverà al massimo ad un 10% in più, in linea con l'incremento dell'inflazione”, sottolinea Verdiani.

Aumenta il valore dei tabacchi, cresce il rischio di furto con scasso

“L'aumento dei prezzi comporterà un aumento del valore dei tabacchi, di cui teniamo sempre la scorta nei nostri negozi. Il tabacco – spiega il presidente di Assotabaccai Toscana – ha un valore certo ed è molto appetibile per la criminalità, che lo può rivendere senza 'perdere' molto di questo valore. Faccio un esempio. Una stecca di Marlboro costa 60 euro. Se un ladro la rivende a 40 euro, troverà senz'altro chi la compra. Se invece ruba oggetti di altro tipo, il cui valore lo fa il mercato, è possibile che riesca a rivenderli solo ad un prezzo molto più basso di quello reale”. “La nostra preoccupazione, quindi – conclude Verdiani – è che possa aumentare per la nostra categoria il rischio di subire furti”.