Monica Pieraccini
Economia

In Toscana ci sono 483mila poveri: cresce il rischio esclusione sociale

I redditi delle coppie con figli sono i più alti: oltre 49mila euro l'anno

poveri

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Firenze, 9 maggio 2024 – Sono circa 483mila i toscani a rischio povertà o esclusione sociale, pari al 13,2% della popolazione totale.  Il rischio povertà, con la fine della pandemia, si è ridotto leggermente nella nostra regione, sceso dal 10,7% del 2022 al 10,2% del 2023. Dall'ultimo rapporto Istat sulle condizioni di vita e reddito delle famiglie relative all'anno 2023, emerge però anche il preoccupante aumento del numero dei toscani che si trovano in condizione di grave deprivazione materiale e sociale, passati in percentuale da 1,6 a 2,9% in un anno, quindi sono 3 su 100. Sono coloro, secondo la definizione dell'istituto nazionale di statistica, che registrano almeno sette segnali su una lista di tredici (sette relativi alla famiglia e sei relativi all’individuo), quali non poter sostenere spese impreviste, non potersi permettere una settimana di vacanza all’anno lontano da casa, essere in arretrato nel pagamento di bollette, affitto, mutuo o altro tipo di prestito, non potersi permettere un pasto adeguato almeno una volta ogni due giorni, cioè con proteine della carne, del pesce o equivalente vegetariano, non poter riscaldare adeguatamente l’abitazione.

In generale, in Toscana i dati sul rischio povertà ed esclusione sociale risultano migliori rispetto alle medie nazionali. Nel 2023, la riduzione della popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale è particolarmente marcata al Nord, mentre il Nord-est si conferma la ripartizione con la minore incidenza di rischio di povertà (11%); la quota di popolazione in questa condizione è stabile al Centro (19,6%) e si riduce nel Mezzogiorno, l’area del paese con la percentuale più alta di individui a rischio (39% rispetto al 40,6% del 2022).

I redditi dei toscani: quelli delle coppie con figli sono più alti

Per quanto riguarda invece il reddito netto medio familiare, che però è relativo all'anno 2022, è di 37.259 euro in Italia centrale, pari a circa 3.100 euro al mese, anche in questo caso al di sopra della media nazionale, che si ferma a poco meno di 36mila euro. La crescita dei redditi familiari in termini nominali (+6,5%), con il proseguimento della ripresa economica e occupazionale successiva alla crisi pandemica, non è stata sufficiente però a compensare il deciso aumento dell’inflazione nel corso del 2022. Rispetto all’anno precedente, nel 2022 i redditi familiari medi in termini reali sono diminuiti in modo particolarmente intenso nel Nord-ovest (-4,2%) mentre minore è stata la riduzione osservata nel Nord-est (-1,1%), nel Centro (-0,9%) e nel Mezzogiorno (-1,2%). Le famiglie del Nord-est dispongono del reddito mediano - ovvero il valore di reddito che divide la distribuzione di frequenza in due parti uguali (il 50% delle famiglie presenta un reddito inferiore o pari alla mediana, il 50% un valore superiore) - più elevato (33.568 euro), seguite da quelle del Nord-ovest, del Centro e del Mezzogiorno, con livelli di reddito inferiori rispettivamente del 6%, del 9% e del 28% rispetto a quello del Nord-est.

Il reddito mediano varia in misura significativa anche in base alla tipologia familiare. Nel Centro Italia le coppie con figli sono quelle che hanno il reddito mediano più alto, pari a 49.312 euro (oltre 4.100 euro al mese), seguiti dalle coppie senza figli (35.235 euro) e i mono genitori (31.456). Gli over 65 che vivono soli hanno il reddito più basso, di 18.453 euro. Se i redditi di tutte queste categorie aumentano rispetto al periodo pandemico, sono ancora in terreno negativo rispetto al 2007. La perdita in termini reali è pari, in media, al -7,2% a livello nazionale. Nel Centro la contrazione è superiore, del -10,8%, -10,2% nel Mezzogiorno, -5,1% nel Nord-ovest e -2,8% nel Nord-est. Inoltre, la flessione dei redditi è stata particolarmente intensa per le famiglie la cui fonte di reddito principale è il lavoro autonomo (-13,7%) e il lavoro dipendente (-10,6%), mentre le famiglie il cui reddito è costituito principalmente da pensioni e trasferimenti pubblici hanno sperimentato un incremento pari al 6,3% nel periodo.