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Dazi Usa, l’allarme di Cna Firenze: “Colpite le piccole imprese, servono subito aiuti”

Amerighi: “Con l’euro forte è una tassa del 30% mascherata”. Frescobaldi: “Una botta, ma l’unità europea ha retto”

Francesco Amerighi, presidente Cna Firenze metropolitana

Francesco Amerighi, presidente Cna Firenze metropolitana

Firenze, 29 luglio 2025 – «Un livello dei dazi al 15% avrà effetti molto pesanti sull’export fiorentino, già duramente provato dall’apprezzamento dell’euro sul dollaro, cresciuto di quasi il 15% negli ultimi mesi». Così Francesco Amerighi, presidente di Cna Firenze metropolitana, commenta l’accordo raggiunto tra l’amministrazione statunitense e la Commissione europea, giudicato «non soddisfacente» da Cna.

Nel. 2024 gli Stati Uniti si sono confermati il principale mercato di riferimento per le esportazioni della Città metropolitana di Firenze, con una quota superiore al 25% del totale e un valore di circa 6,2 miliardi di euro, in crescita del 43,9% rispetto all’anno precedente. «Un rincaro dei dazi – sottolinea Amerighi – colpisce duramente soprattutto le piccole imprese, che negli ultimi anni hanno sostenuto importanti e onerosi investimenti per entrare e consolidarsi nel mercato statunitense. Penalizzarle ora significa vanificare anni di sforzi, innovazione e crescita competitiva. Basti pensare che, a giugno 2025, delle oltre 102mila imprese registrate nella Città metropolitana, più di 13mila operano nel manifatturiero, comparto particolarmente vulnerabile all’introduzione di barriere commerciali, e il 26% del totale è costituito da realtà artigiane».

«Si scrive 15 ma si legge 30% – prosegue Amerighi – perché si tratta, nei fatti, di una tassa ingiusta e sproporzionata che danneggia non solo il Made in Italy, ma finirà per avere riflessi negativi anche sull’economia americana. Serve una strategia immediata e concreta di sostegno alle imprese, fatta di incentivi diretti e indiretti, come un deciso taglio della burocrazia, e un forte impegno per aprire mercati alternativi a quello statunitense».

Cna Firenze chiede al Governo di riattivare con urgenza il tavolo sull’export a Palazzo Chigi, così da individuare strumenti e criteri efficaci per rendere operativi i 25 miliardi di euro già annunciati a supporto del sistema produttivo nazionale.

Anche secondo Lamberto Frescobaldi, presidente della Marchesi Frescobaldi e dell’Unione italiana vini, i dazi sono «una bella botta» ma «quello che mi avrebbe fatto più paura – aggiunge – sarebbe stata la disgregazione europea, ovvero che ogni paese parlasse con voce propria. Altrimenti Trump sarebbe riuscito a dividere l'Europa. È un bel segnale che non è stato abbastanza enfatizzato». «Certo – sottolinea –  non siamo contenti, veniamo da dazi irrisori che adesso diventano rilevanti. I tempi difficili ci sono stati in passato e passeranno anche questi, ed ho la sensazione che non dureranno tanto». Per la Marchesi Frescobaldi, sottolinea, «gli Usa sono un mercato importante, che rappresenta il 17% del fatturato, ma abbiamo sempre cercato di non esporci verso un solo mercato. Certo, questo passaggio farà un po’ male a tutti i produttori, perché non è che d'un tratto Dubai ci compra tutto il vino che comprano gli Stati Uniti». Frescobaldi osserva poi che «bisogna poi vedere quali saranno i prodotti che saranno esclusi dai dazi, di cui non sono però a conoscenza. Quindi dobbiamo avere pazienza e lasciare lavorare la politica, perché è una questione politica. Invece la politica, così come noi produttori, non possiamo fare molto per il dollaro debole. Trump voleva questo e ci è riuscito».