
Il professor Vincenzo Mauro in uno dei suoi video su TikTok
Firenze, 30 maggio 2025 - È diventato un volto familiare per studenti e curiosi grazie ai suoi video social @3minuticolprof (185mila follower e oltre 40 milioni di visualizzazioni su TikTok), dove in pochi minuti riesce a spiegare concetti complessi con parole semplici. Ma Vincenzo Mauro, fiorentino di nascita e professore di Statistica e metodi quantitativi all’Università di Macerata, col suo primo libro I numeri non ingannano (quasi) mai, ha un obiettivo chiaro: insegnarci a non avere paura della matematica e della statistica. Lo fa con ironia, competenza e una missione divulgativa che parte dai social e arriva in libreria.
Partiamo dal titolo: i numeri non ingannano (quasi) mai. Quando invece possono trarci in inganno?
“Spesso, purtroppo. Come si dice? “Se torturi i dati abbastanza, confesseranno qualunque cosa”. Ma quando abbiamo scelto il titolo non pensavamo a questo aspetto, ma al fatto che, nel libro, gioco un po’ col lettore. Mi piace tendere trappole mentali: lo faccio camminare tranquillo su quello che sembra un solido pavimento matematico… e poi ‘crack’, lo spiazzo. È lì che si comincia a imparare davvero. Nel libro analizzo concetti molto radicati, come quello di probabilità. A tutti paiono assodati, dati quasi per scontati, ma in realtà nascondono insidie clamorose”.
Spesso la matematica, e in particolare la statistica, vengono vissute come ostacoli scolastici. Forse queste materie andrebbero insegnate diversamente? E come?
“Sono materie apparentemente astratte, percepite come molto distanti, specialmente dai giovanissimi. È importante cercare di ricucire questo strappo e presentarne i lati più vicini a noi. La parte buffa? Quando trovi la chiave giusta, ti accorgi che il portone era già socchiuso, visto che queste materie sono dappertutto, intorno a noi. Anzi, spesso queste leggi matematico-statistiche siamo proprio noi”.
In che senso?…
“La nostra esistenza, il nostro corpo, la nostra quotidianità sono scandite da queste leggi, a partire dalle particelle che ci compongono. Ecco, il mio libro vuole proprio far ‘vedere’ queste materie da tutta un’altra angolazione”.
Lei racconta anche i meccanismi psicologici che ci portano a errori di valutazione. Pensa che la conoscenza della statistica possa renderci cittadini più consapevoli?
“Di questo sono certo. Senza un’adeguata cultura statistica si resta in balia di quel che dicono gli altri. E non parlo di conoscere le formulette, ma di distinguere le fonti, di sviluppare una capacità di critica, di analizzare quel che succede in modo autonomo. Credo che un certo tipo di cultura scientifica sia indispensabile per arrivare alla conoscenza, che poi è quella che ci dà la libertà di scegliere”.
Nel volume non mancano episodi storici e curiosità. Qual è il dato o l’aneddoto che sorprende di più i suoi followers e studenti?
“Di solito quelli legati alla probabilità. È un terreno scivolosissimo che mette in difficoltà anche i più esperti. Nel libro, mi sono divertito molto ad usarla come un filo rosso che lega i personaggi tra loro e unisce le varie storie. Uno degli effetti più “wow” è quando uso la probabilità per “dimostrare” che gli alieni devono esistere. Niente Ufo, niente Area 51: solo numeri e un po’ di cervello acceso. Le persone restano affascinate dal fatto che attraverso il solo uso dell’ingegno umano si possano sbirciare mondi così lontani, che non arriveremo mai a vedere”.
Viviamo in un’epoca in cui tutti parlano di dati, algoritmi, intelligenza artificiale. Che ruolo ha, oggi, la statistica nella nostra vita quotidiana, anche quando non ce ne accorgiamo?
“Un ruolo sempre più centrale. In un mondo che produce continuamente un oceano di dati, la cultura statistica, e più generalmente scientifica, serve a non annegare. Mi ricorda i vecchi scriba egizi che, con due conti in croce, raggiravano faraoni ignari. Oggi, chi non capisce i numeri rischia di essere il faraone della situazione, ma senza neanche la piramide”.
Se dovesse insegnare un argomento di statistica a chi odia i numeri, quale sceglierebbe e perché?
“L’inferenza statistica: è utile per sfatare il luogo comune per cui sia una disciplina che si limita a descrivere in modo noioso, magari solo attraverso l’uso di medie, e ne mette in mostra il lato interessante, quello che scopre gli aspetti nascosti, o che prevede il futuro. Una palla di cristallo è molto più affascinante di una media aritmetica, no?”.
È stato difficile passare dal mondo social alla carta stampata?
“È stata una bella sfida. Ma ha avuto anche un lato positivo: mi ha consentito di espandere i concetti che di solito comprimo in 3 minuti. Alcuni follower mi hanno scritto che leggere il libro è stato come guardare un mio video al cubo: mi ha fatto molto piacere, perchè vuol dire che sono riuscito a mantenere la mia impronta caratteristica. Perderla sarebbe stato tradire chi mi segue”.
È un libro adatto a tutti? O servono delle basi?
“È sicuramente adatto a tutti: è stato testato su persone che si professavano assolutamente negate coi numeri e lo hanno letto tutto d’un fiato. Mi sono concentrato sulle storie, sulle persone, sulle situazioni, mostrandone il lato umano. Ho inserito delle schede di approfondimento extra solo per chi vuole qualcosa in più, ma l’ho fatto in modo che possano anche essere saltate. Cerco di accontentare tutti”.
Che tipo di libro ci aspettiamo?
“Voglio provare a dimostrare che si possono veicolare certi concetti anche con un linguaggio e un approccio completamente diversi dal rigore un po’ algido con cui, storicamente, va a braccetto la matematica. Non credo che ci siano molti libri di questo tipo. Il mio sogno è divertire il lettore, farlo sorridere fino l’ultima pagina, e poi, appena chiuso il libro, fargli realizzare che ha imparato qualcosa, che si è ‘arricchito’ attraverso le mie pagine. Obiettivo molto ambizioso, lo so. Da parte mia posso solo dire di averci messo tutto me stesso: se ci sono riuscito, lo diranno i lettori”.